Avevamo annunciato per ieri una sorta di D-Day nelle trattative tra azienda e sindacati Mps (leggi), evidenziando una sorta di Muro contro Muro che non portava giovamento alle parti. Dopo l’ultimo incontro il confronto non sembra avere nessun margine di accordo. Proposte da una parte e dall’altra, rifiutate prima dall’una e poi dall’altra parte. Una trattativa che con il passare del tempo prende le sembianze di una partita a scacchi. Una partita a tempo, però, dove le mosse si susseguono dopo un attento studio dell’avversario. Pedoni, alfieri, cavalli, torri, regine e re sono sulla scacchiera ormai da giorni, quasi 50 e quasi al termine del tempo previsto per la partita. Ci vuole una mossa decisiva adesso, perlomeno per mettere sotto scacco il re, dell’una o dell’altra parte. Le partite a scacchi che restano in stallo risultano noiose a chi osserva.
Mosse strategiche Nella strategia del confronto oggi i sindacati lamentano una carenza di mandato per chi siede al tavolo di gioco lamentando il fatto che chi muove i pezzi non abbia licenza dai vertici d’azienda di portare a termine la partita. Una sorta di strategia per giungere a partita “patta” senza contromosse o risposte agli spostamenti o proposte dell’avversario. «Ci sembra del tutto evidente – scrivono in una nota le sigle sindacali – che la Delegazione Datoriale necessiti di un mandato più ampio rispetto a quello posseduto, per poter procedere all’individuazione di soluzioni condivise».
La mossa dei vertici di banca «L’azienda – prosegue ancora la nota – ha riconfermato la necessità di una esternalizzazione, seppur parziale, fornendo dati disomogenei ed incoerenti sull’ipotetico nuovo perimetro (che ammonterebbe a circa 1600 risorse), e mantenendo inoltre invariata la propria posizione sulla disdetta del CIA».
La contromossa dei sindacati «Non vorremmo che questa rigidità manageriale derivasse esclusivamente dalla necessità di presentare ai mercati l’uscita di migliaia di colleghi dal Gruppo. E’ inoltre del tutto inaccettabile non considerare in questi sacrifici la decurtazione di circa 185 milioni di euro della retribuzione del personale del Gruppo nell’anno 2012 (Incentivi, VAP, straordinario dei QD non erogati e risparmi CCNL) che, a seconda dei risultati aziendali, potrebbero ripetersi anche per il 2013. Come OO.SS. abbiamo ribadito la necessità di definire un “accordo quadro” di riferimento certo relativo a: soluzioni alternative alle esternalizzazioni, ripristino delle garanzie relative alla mobilità territoriale, maggiore chiarezza sulle cessioni degli assets previste (BiVer, Leasing, e Consum.it) oltre che le modalità, i tempi ed i contenuti del rinnovo del CIA».
Il nodo della partita Tutto si gioca sulla diminuzione del costo del lavoro (costi amministrativi, consulenze, auto aziendali, benefits, remunerazioni del top management, sponsorizzazioni etc…). Costi ritenuti insufficienti da parte dell’azienda ad ottenere i risultati previsti dal Piano Industriale tanto che le organizzazioni sindacali si sono dette disponibili ad una ipotesi di riduzione dei costi del personale «comunque finalizzata esclusivamente al superamento delle tensioni occupazionali ed orientata verso la ricerca di soluzioni solidaristiche e socialmente sostenibili – scrivono ancora i sindacati -. In questa ricerca il Sindacato ha ipotizzato di investire ogni risparmio temporaneo – da intendersi esclusivamente entro l’arco temporale del Piano – verso l’attivazione del Fondo di Sostegno al Reddito per la parte relativa al prepensionamento. Con tale operazione sarebbe possibile trasformare i risparmi temporanei in riduzione del costo del lavoro strutturale, reperendo così la quasi totalità delle risorse richieste dall’Azienda per evitare le iniziative previste dal Piano Industriale sul costo del lavoro, tra le quali le esternalizzazioni, e permettere a tutti i colleghi che ne facessero richiesta di aderire al “Fondo”».
Il tempo a disposizione sta per scadere E’ vero che la fatidica scadenza dei cinquanta giorni di trattativa (26 settembre) disponibili per trovare un accordo riguarda esclusivamente il nuovo assetto della Capogruppo Bancaria, le nuove Aree Territoriali, le DTM e la chiusura delle filiali. Per tutti gli altri contenuti del Piano Industriale dovranno essere aperte apposite procedure. Il rischio è quindi quello che finita una partita se ne inizi un’altra. Intanto si procede ad oltranza e domani di nuovo seduti al tavolo a muovere pedoni, alfieri, cavalli, torri, regine e re. Attendere le mosse sbagliate dell’avversario adesso è tardi, il tempo stringe, ci vuole coraggio per mettere sotto scacco il re. Partita “patta” non risolve niente ed annoia gli spettatori.
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