Scandalo-Mps-gli-otto-bonifici-incriminati_h_partb-2.jpgNon essendo un analista economico e non avendo le competenze, posso solo dire che oggi, dopo i 5,3 miliardi di perdita del Monte dei Paschi e i 3 miliardi di aumento di capitale annunciati, ho sempre più foschi pensieri sul futuro della mia città, Siena. Sul livello e le modalità di analisi e poi di reazione, su quanto sta accadendo, da parte della città. In cui domina o un silenzio assordante o un’acquiescenza complice. In una parola, anche sul fatto di passare da strulli, noi senesi, agli occhi di chi legge e valuta le cose della banca, da fuori.

I pensieri foschi, in fondo, non sono tanto sul Monte, perchè nell’era dell’economia della troika, in cui anche la meteora impazzita della Grecia verrà in qualche modo assorbita dal sistema, figuriamoci se non troveranno il modo di salvarlo il Monte dei Paschi, senza “di Siena”. Mi hanno spiegato, gente che se ne intende, che se i parametri europei avessero aggiunto punti percentuali alle indicazioni di equilibrio sulla valanga dei crediti deteriorati, lo sprofondo di bilancio sarebbe stato maggiore. Il problema è che proprio quel monte dei carta straccia di crediti derivanti dal passato, oltre alle sciagure dei derivati e all’impatto “dell’affare Antonveneta”, non sono stati riassorbiti nei loro effetti, né attraverso i 15 miliardi complessivi di aumento di capitale, né con gli interventi sul personale. Nel dettaglio, le perdite nette registrate nel 2014 dal Monte, sono ammontate a 5,34 miliardi (1,43 miliardi nel 2013) per effetto delle rettifiche chieste dall’Eurotower pari a 5,7 miliardi. Complessivamente l’esposizione netta su crediti deteriorati è salita del 10% a quota 23,1 miliardi rispetto al 2013. La soddisfazione del tandem Profumo-Viola deriverebbe dal fatto di essere riusciti a convincere l’Eurotower a ridurre la soglia minima del coefficiente patrimoniale Cet 1, dal 14,3% – chiesto inizialmente da Francoforte – all’attuale 10,2%.

Comunque sia, il Monte andrà avanti, non più senese, o per una fusione o per l’impatto di un aumento di capitale, che avranno entrambi effetti di sradicare ancora di più una banca già allontanata dal suo contesto storico territoriale, che però è stato anche il palcoscenico del suo harakiri. C’è solo da sperare che la direzione resti a Siena. Ma solo per salvaguardare circa 3mila dipendenti, perché tanto le decisioni vengono prese già abbondantemente altrove.

Ora, di fronte a tutto questo, quello che sconcerta è il silenzio diffuso, oppure le voci del coro tutte intonate a dire che Profumo-Viola dovranno continuare il loro operato, nonostante gli undici trimestri negativi post-Mussari. Per onestà, va detto, che nel novembre 2011, la Banca d’Italia e il Mef – in ritardo abbondante – indicarono la necessità della “discontinuità” ai vertici di allora di Fondazione e Banca, oppure non avrebbero fornito le risorse per evitare il commissariamento. Quindi il Monte era abbondantemente al lumicino allora. Ma l’inversione di tendenza non c’è stata.

E allora non si capiscono i tanti silenzi susseguiti e, in particolare, la posizione del presidente della Fondazione Mps, Marcello Clarich, l’istituzione che dovrebbe rappresentare il territorio senese, e che sta dentro il Monte a tutela di questo territorio, con il 2,5% per azioni, e con un patto siglato ai tempi della Mansi che questa percentuale valorizza in termini decisionali. Clarich, prima ancora dei dati di bilancio di ieri, affermava, da una parte che «dobbiamo rassegnarci a perdere la banca» e contemporaneamente esprimeva un giudizio entusiastico su Profumo e Viola, annunciando la posizione favorevole della Fondazione per la loro riconferma: «In tempo di tempesta – spiega al Sole 24 Ore il 5 febbraio – non si cambia il timoniere. Il giudizio della Fondazione su ciò che il presidente Profumo e l’amministratore delegato Viola stanno facendo in questa fase così delicata, di negoziati con la Bce e la Commissione europea, è assolutamente positivo e ritengo che gli altri azionisti del patto condividano questo giudizio». Questa dichiarazione al Sole è uscita dopo l’incontro tra i vertici della Banca e la Deputazione Amministratrice della Fondazione, della scorsa settimana. Ed è più “lanciata”, rispetto al comunicato stampa della Fondazione, che recitava: «Al termine del confronto, la Deputazione ha confermato il proprio apprezzamento per il lavoro che il dott. Profumo e il dott. Viola stanno svolgendo per la finalizzazione del Capital Plan e per l’aggiornamento del Piano della Banca alla luce del mutato scenario di riferimento». Forse qualche voce critica nella Deputazione amministratrice della Fondazione, ci sarà stata.

Oggi, il sindaco Bruno Valentini, per esempio, afferma cose diverse da Clarich: «Non spetta a me licenziare vertici della banca – dice – ma ora è importante capire il progetto di banca che hanno i proprietari e scegliere le persone che siano coerenti con questo progetto di rilancio». Cosa dirà allora il sindaco a Clarich, oltre a imputargli un cattivo modo di comunicare? Perchè tra i proprietari di Mps c’è anche la Fondazione: che idee ha la Fondazione, soprattutto che idea ha rispetto al suo ruolo per la città? Perchè se il patrimonio attuale della Fondazione è di 400 milioni di euro, e ci sarà da calare, visto l’impatto dei debiti della Sansedoni, quanto ne rimarrà, saranno in ogni caso centinaia di miliardi delle vecchie lire, che potrebbero essere fondamentali soprattutto su tre versanti: occasioni di lavoro per i giovani; progetti concreti e non parole per il Santa Maria della Scala; e infine il settore sociale, interventi ad attenuare i costi delle famiglie senesi, per le residenze per gli anziani, gli asili, tutto quello che potrebbe rappresentare un reale miglioramento delle condizioni di vita di tanti cittadini. Ecco per tutto questo, c’è bisogno di una Fondazione che continui a inseguire gli aumenti di capitale di una banca ormai inserita in dinamiche di mercato del tutto globali e quindi sempre più estranea a Siena?

Quanto alla questione della riconferma ormai decisa “colà dove si puote”, del tandem Profumo-Viola, nel merito personalmente non ho competenze per entrare. Semmai, ci può essere qualcuno delle istituzioni, dei proprietari – compresa la Fondazione – tenendo fuori la politica, che salva l’immagine di noi senesi normali? Per non farci passare da strulli, basterebbe una frase, tipo: Profumo-Viola sì, contenti no. Anche via Twitter.