Il Consiglio di Amministrazione di Banca Mps dette il via libera all'emissione dei cosiddetti Monti bond per un importo massimo complessivo di 3,9 miliardi di euro. Era la fine del novembre scorso e ciò che stupì fu l’incremento dei 500 milioni rispetto a quanto precedentemente comunicato nelle intenzioni dalla banca stessa. Venerdì prossimo l'assemblea degli azionisti è chiamata a pronunciarsi su questo aumento di capitale. La giustificazione ufficiale di allora in merito all'incremento fu «motivato dai possibili impatti patrimoniali derivanti dagli esiti dell'analisi in corso di talune operazioni strutturate poste in essere in esercizi precedenti. Vista la redditività negativa di tali operazioni, oggi incluse nel portafoglio di attività finanziarie aventi per sottostante titoli di Stato, la Banca procederà alla rinegoziazione della struttura di funding delle stesse con l'obiettivo di migliorarne la redditività» (leggi).

Dossier "Alexandria" nascosto in cassaforte La motivazione reale era nascosta in una cassaforte dell’allora dg Antonio Vigni sotto il nome di “Dossier Alexandria”, un’operazione di ristrutturazione del debito condotta nel 2009 dall’allora presidente Giuseppe Mussari con la Banca d’Affari giapponese Nomura. A svelare l’ennesima “operazione capolavoro” dopo Antonveneta e Santorini dell’attuale presidente Abi, un articolo di oggi in prima pagina de Il Fatto Quotidiano. La reazione è stata immediata e pesante con il titolo mps prima congelato per eccesso al ribasso e poi, a contrattazioni riprese a Piazza Affari, in pesante caduta (oltre -6% in tarda mattinata).
 
Centinaia di milioni di euro sulle spalle dei contribuenti «Il Monte dei Paschi di Siena nel 2009 durante la gestione di Giuseppe Mussari ha truccato i conti con un'operazione di ristrutturazione del debito per centinaia di milioni di euro di cui oggi i contribuenti italiani pagano il conto». Inizia così il lungo articolo a firma Marco Lillo in cui si ricostruisce l'operazione Alexandria. Il contratto, ricostruisce Il Fatto, impone subito una correzione nel bilancio di 220 milioni di euro ma i consulenti di Pwc e Eidos stanno cercando di quantificare il buco reale nei conti del Monte che, secondo una fonte anonima citata dal giornale, potrebbe salire a 740 milioni di euro.
 
Operazione al vaglio della Procura L'operazione Alexandria, anche al vaglio della Procura di Siena, sarebbe servita a Mps per «abbellire il bilancio 2009» scaricando su Nomura le perdite di un derivato basato su rischiosi mutui ipotecari che poi i giapponesi avrebbero riversato sul Monte attraverso un contratto segreto a lungo termine non trasmesso dall'allora vertice di Mps ai revisori dei conti Kpmg e a Bankitalia.
 
Una relazione di 8 pagine sul banco del Cda Mps Il Cda presieduto da Alessandro Profumo, che sta cercando di far luce sui derivati segreti sottoscritti sotto la gestione Mussari, ha già ricevuto una relazione di otto pagine dal titolo “Alexandria” e in merito la comunicazione ufficiale da parte della banca senese sottolinea: «le analisi, intraprese da questa Banca tempestivamente e con il massimo grado di attenzione e diligenza, sono in fase di completamento e si prevede che possano essere sottoposte all’esame del Consiglio di amministrazione della Banca entro la prima metà del mese di febbraio. In tale seduta il Consiglio di amministrazione potrà, previa valutazione dei relativi impatti, adottare ogni misura necessaria per assicurare, anche retrospettivamente, la corretta rappresentazione contabile delle operazioni in oggetto. Una volta conclusi tali processi valutativi la Banca fornirà un’indicazione puntuale dei possibili impatti patrimoniali ed economici delle analisi attualmente in corso di finalizzazione in relazione alle operazioni in oggetto. Resta tuttavia fermo che, come già comunicato il 28 novembre 2012, la Banca ha richiesto un incremento per 500 milioni di Euro dei ‘Nuovi Strumenti Finanziari’ (i cosiddetti ‘Monti Bond’), al fine di assicurare la copertura, dal punto di vista prudenziale, degli impatti patrimoniali di eventuali rettifiche di bilancio, nonché degli eventuali costi di chiusura delle operazioni in oggetto, qualora la Banca ritenga conveniente tale chiusura nell’esclusivo interesse suo e dei suoi azionisti».
 
Nomura contro il “presidente avvocato” Altrettanto tempestivo l’intervento in merito da parte di Nomura che si difende: «L'operazione Alexandria è stata completamente esaminata e approvata ai massimi livelli di Mps incluso il cda e anche il presidente avvocato Mussari». Curioso quanto mai appropriato il binomio “presidente avvocato” utilizzato nella nota ufficiale della Banca d’Affari giapponese che poi prosegue: «Mps ha fatto esaminare l'operazione dai suoi revisori di Kpmg». Nomura ricorda di essere stata «una delle banche contattate dal Monte per ridurre il rischio delle posizioni detenute da Mps, che le aveva precedentemente acquistate da una grande banca europea». Nomura ha ottenuto il mandato grazie «al prezzo competitivo della sua proposta di ristrutturazione ed ha agito correttamente e responsabilmente con il cliente in tutte le occasioni». Secondo la ricostruzione de Il Fatto, l'operazione Alexandria, è consistita nella cessione a Nomura di un derivato (il note Alexandria) in cambio di un'obbligazione piu' sicura e garantita. Così facendo il Monte dei Paschi ha abbellito il bilancio del 2009, quando l'operazione è stata conclusa, accettando però di rilevare da Nomura anche dei derivati in perdita per almeno 220 milioni nel bilancio 2012.
 
I Consumatori chiedono chiarezza a Consob e Banca d’Italia A chiedere di fare chiarezza sulla vicenda Mps è il presidente dell'Adusbef (Associazione difesa consumatori ed utenti bancari), Elio Lannutti, che in una nota tira in ballo le autorità di vigilanza: «Poichè l'intera rata dell'Imu prima casa, pari a 3,9 miliardi, è stata destinata dal Governo Monti al Monte dei Paschi di Siena per evitare la bancarotta fraudolenta, i contribuenti italiani hanno il sacrosanto diritto di conoscere la genesi fedele delle operazioni spericolate in derivati, denominate “Santorini” ed “Alexandria”, messe in piedi nel 2009 dall'attuale presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, e soprattutto perchè sia la Consob che Bankitalia non hanno mosso rilievi a tali rischiose operazioni che ne hanno minato la stabilita». Adusbef si dice quindi «certa che sia la Banca d'Italia che la Consob saranno in grado di chiarire l'esatta genesi dei derivati segreti sottoscritti sotto la gestione Mussari».
 
Gad Lerner vs Mussari Se solo ieri avevamo dato notizia di un entrata a gamba tesa da parte de La Repubblica contro l’ex presidente Mps e attuale presidente Abi Giuseppe Mussari (leggi) , oggi non possiamo non registrare, oltre a Il Fatto Quotidiano, anche il duro attacco del giornalista Gad Lerner che nel suo blog scrive «Cosa aspetta l’Abi, cioè l’Associazione bancaria italiana, a rimuovere dalla sua presidenza Giuseppe Mussari? “Il Fatto” di stamane riferisce dei conti truccati al Monte dei Paschi di Siena nel 2009, sotto la sua gestione, per coprire d’intesa con la banca giapponese Nomura una perdita di 220 milioni. Pochi giorni fa si era saputo di un derivato farlocco (Santorini) venuto alla luce anni dopo. Senza contare l’inchiesta sul maxi-pagamento di Antonveneta per cui si parla di aggiotaggio e ostacolo agli organismi di vigilanza. E ancora le indagini senesi su bilanci a dir poco opachi che stanno costando al Mps una nazionalizzazione di fatto, a carico dei contribuenti.?Ce n’è abbastanza per chiederci come possano i banchieri italiani aver nominato loro presidente questo signor Mussari, e quale possa essere oggi la reputazione dell’organismo in cui sono associati. In fatto di impresentabili, i banchieri non hanno nulla da invidiare ai politici» (leggi).
 
Non ci sono più mezze stagioni e mezzi termini Si riscalda quindi ulteriormente il clima attorno a Rocca Salimbeni prima dell’assemblea degli azionisti in programma per venerdì 25 gennaio. Difficile pensare che qualche azionista non chieda la parola per chiedere conto sulle operazioni Santorini e Alexandria. Ma ancor più difficile è pensare che nessuno chieda conto all’Abi dell’attuale presidente sul cui operato, perlomeno quello passato ai vertici di Banca Mps, si addensano nubi. Il clima si surriscalda ma tuoni e lampi annunciano bufera. Non esistono più le mezze stagioni e nemmeno i mezzi termini. Tutti si augurano che arrivi quanto prima la quiete. Ma per adesso è piena tempesta.