Una lunga maratona giudiziaria. E’ quella cominciata oggi a Siena nell’ambito dell'inchiesta della procura sul Monte dei Paschi. Questo pomeriggio è toccato a all'ex presidente Giuseppe Mussari, che ha chiesto il rinvio dell'interrogatorio, mentre mercoledì è atteso l'ex direttore generale Antonio Vigni.
Richiesta di rinvio Mussari, arrivato poco prima delle 15,30 in Procura ha lasciato l'edificio prima delle 16 spiegando che è pronto a rispondere a tutte le domande dei sostituti procuratori «ma non in data odierna». A riferirlo il suo legale, l'avvocato Fabio Pisillo, spiegando che questa decisione è stata presa in considerazione dell'assenza dell'altro difensore Tullio Padovani. L'intenzione di rispondere all' interrogatorio e alle domande dei pm, spiega ancora Pisillo, è stata dichiarata dallo stesso Mussari. L'impedimento dell'avvocato Padovani era stato dichiarato con un'istanza di differimento il 2 febbraio. «Padovani – spiega Pisillo – era impegnato in Cassazione in un procedimento fissato da molto tempo. Mussari ha chiesto che venga fissata un'altra data, fin da giovedì di questa settimana, per consentirgli di rispondere all' interrogatorio assistito da entrambi i difensori». Da Mussari e Vigni i pm senesi si attendono risposte utili a circostanziare la fase delle indagini condotta fin qui dalla guardia di finanza su due filoni diversi e complementari: l'operazione per l'acquisto di Antonveneta e le operazioni sui derivati. Il 6 febbraio, intanto, è convocato un cda dedicato a esaminare i contratti finanziari – tra cui “Santorini” e “Alexandria” – e i loro riflessi sul bilancio.
L'arrivo di Mussari in Procura Mussari, era arrivato a bordo di una Smart rossa guidata dal suo avvocato. I due sono entrati direttamente in garage dall'ingresso posteriore del Palazzo di Giustizia. Al momento dell'arrivo, lungo la strada di accesso al garage, la vettura è stata attorniata da giornalisti e operatori
Linea del silenzio «Lo ha dichiarato giovedì scorso l'ex presidente Giuseppe Mussari, e noi continuiamo sulla stessa linea che è quella del silenzio». Lo aveva detto il legale di Mussari, Pisillo entrando stamani al Palazzo di Giustizia.
Rizzo ascoltato a Roma conferma le accuse C'era «una banda del 5%» che prendeva una percentuale illecita su ogni operazione e c'erano «pagamenti riservati» ai vertici di Mps: l'ex funzionario della banca d'affari Dresdner, Antonio Rizzo, sentito a Roma dalla Gdf, ha confermato tutte le accuse nei confronti di Mps che aveva già messo in un verbale di polizia giudiziaria nel 2008. Rizzo, che èstato sentito dagli uomini del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, ha dunque ribadito le sue accuse nei confronti degli ex vertici della banca e ha fatto anche i nomi dei funzionari di Dresdner che hanno partecipato alle riunioni in cui si affrontava la questione delle percentuali per i funzionari di Rocca Salimbeni. Persone che saranno adesso sentite nei prossimi giorni dalla procura di Siena. Rizzo ha anche confermato l'esistenza dei nastri, depositati a Milano già nel 2008, sui quali avrebbe registrato le conversazioni tra lui e gli altri funzionari della Dresdner nelle occasioni in cui si parlava di Mps. Si tratterebbe, secondo quanto si apprende, di 2-3 nastri relativi a riunioni interne alla banca d'affari alle quali ha partecipato lo stesso Rizzo. Registrazioni effettuate su suggerimento dei legali nel timore che, una volta denunciate l'anomalia relativa a Mps, nei suoi confronti potesse essere aperta una procedura di licenziamento.
Procura di Trani trasmette atti a Siena La Procura di Trani ha trasferito ai colleghi magistrati di Siena gli atti del fascicolo a carico di ignoti aperto in seguito alla denuncia presentata dall'Adusbef sulla vicenda del Monte dei Paschi. Rimane in piedi l'inchiesta riguardante i prodotti finanziari, i cosiddetti derivati, che sarebbero stati venduti dalla Banca senese e da altri istituti di credito ai danni di investitori del territorio. La Procura della città pugliese indaga per verificare l'operato di alcuni ispettori della Banca d'Italia che nel corso dei controlli non avrebbero sanzionato l'operato dei gruppi bancari ai danni della clientela.
Il Csm apre pratica su sovrapposizione inchieste Il Comitato di Presidenza del Csm alla luce delle inchieste su Mps ha preso atto delle «perplessità da più parti sollevate in ordine alla sovrapposizione di plurimi interventi giudiziari» sul caso Mps. Perplessità che hanno spinto il Comitato di presidenza del Csm ad aprire una pratica sulle «eventuali modifiche della disciplina processuale di cui all'articolo 9 del codice di procedura penale», inerente proprio le regole suppletive nell'ambito della competenza territoriale.
Il Codacons diffida il cda di Mps Nessuna decisione dovrà essere assunta dal Cda di Monte di Paschi di Siena, convocato il 6 febbraio per l'esame definitivo delle operazioni in derivati e titoli strutturati finite nell'occhio del ciclone. Lo chiede il Codacons, in qualità di associazione dei consumatori e azionista Mps. «Qualsiasi decisione da parte del Cda dovrà essere rimandata, in attesa che il Tar del Lazio si pronunci in merito al ricorso del Codacons contro i Monti bond – afferma il presidente Carlo Rienzi – Il fatto che i giudici del Tar non si siano ancora espressi sulla richiesta di sospendere il prestito da 3,9 miliardi a Mps, non consente al CdA della banca di assumere provvedimenti che, in caso di accoglimento del ricorso, potrebbero rivelarsi inutili o dannosi per l'istituto e per gli investitori. Per tale motivo – prosegue Rienzi – diffidiamo il Consiglio di Amministrazione di Monte dei Paschi dal prendere qualsiasi decisione nel corso della riunione prevista per il prossimo 6 febbraio, in attesa della pronuncia del Tar». Sabato scorso, inoltre, il Codacons ha annunciato una denuncia contro la Banca d'Italia per «falso in comunicazione al mercato e tentativo di turbativa d'asta». Motivo, il fatto che l'organo di vigilanza avrebbe diffuso una nota in cui scriveva che la sottoscrizione dei cosiddetti Monti Bond «può proseguire il suo corso» dopo che il Tar del Lazio non ha stabilito alcuna sospensiva in base a un ricorso del Codacons. Ma per il Codacons il ricorso non è chiuso e «chi, nonostante il rinvio dell'udienza al 20 febbraio, ha affermato che il Tar ha respinto il nostro ricorso dando il via libera ai Monti Bond, ha diffuso un'informazione falsa». Altre associazioni, Federconsumatori e Adusbef, hanno però preso le distanze dal Codacons giudicando che «negare i Monti Bond per giungere al fallimento di una banca significa danneggiare sistema Paese, lavoratori e risparmiatori».