E' durato circa cinque ore l'interrogatorio di Gianluca Baldassarri da parte del Procuratore pubblico di Lugano Natalia Ferrara Micocci. La Procura svizzera, che indaga l’ex capo area finanza Mps Gianluca Baldassarri per riciclaggio, aveva chiesto una rogatoria internazionale e all'interrogatorio di oggi hanno assistito anche i Pm senesi titolari dell'inchiesta su Rocca Salimbeni. Al termine dell'interrogatorio il procuratore svizzero si è dichiarata soddisfatta. Secondo quanto si apprende, Baldassarri avrebbe risposto ad un centinaio delle oltre 200 domande che gli sono state fatte dal procuratore Ferrara Micocci. Secondo il diritto svizzero, infatti, l’interrogato ha la facoltà di non rispondere valutando ciascuna domanda. Va inoltre specificato, che l’inchiesta aperta a Lugano su Baldassarri, accusato di riciclaggio, è un fascicolo autonomo che è stato aperto qualche mese prima della rogatoria chiesta dai Pm senesi titolari dell’inchiesta sulla cosiddetta “banda del 5%”.
 
Si consolida l’asse Siena-Lugano La stessa soddisfazione del Procuratore svizzero, secondo quanto si apprende da fonti vicine all'inchiesta senese, sarebbe stata espressa anche dai magistrati italiani che hanno assitito senza poter fare domande all’intero interrogatorio e che lo avrebbero ritenuto proficuo tanto da essere vicini alla “quadratura del cerchio” sul fronte dell’inchiesta relativa alla “banda del 5%”.Si consolida quindi il rapporto di collaborazione tra la Procura senese e quella di Lugano. E’ ipotizzabile che nelle prossime settimane Baldassarri sarà nuovamente interrogato tramite rogatoria dal Procuratore Ferrara Micocci. Già da ieri erano giunti a Siena tre scatoloni di atti e documenti provenienti dalla Svizzera e sui quali è stato interrogato quest’oggi l’ex capo dell’area finanza di Mps. In gran parte si tratterebbe di documenti trovati in alcune cassette di sicurezza in Svizzera e, forse, anche delle carte arrivate dal paradiso fiscale della Repubblica di Vanuatu, nell'Oceano Pacifico, dove una parte dei soldi sarebbero finiti prima di tornare, grazie allo scudo fiscale, in Italia
 
Il difensore di Baldassarri «La situazione è ancora in evoluzione». Questo invece il parere dell'avvocato Filippo Dinacci, uno dei due difensori di Baldassarri. Uscendo dalla Procura di Siena Dinacci, accompagnato dall'avvocato Raffaele Bernasconi, del Foro di Lugano, a chi gli chiedeva se aveva fatto istanza di scarcerazione per il suo assistito, ha risposto «che non è stata fatta nessuna richiesta di scarcerazione». Sulle domande dell’interrogatorio, il difensore dell’ex capoa area finanza Mps ha invece sottolineato: «il diritto svizzero è profondamente diverso da quello itaiano, le risposte alle domande sui numeri sono sempre molto lunghe e complesse». Il prossimo 14 agosto scadono anche i termini per la carcerazione preventiva di Baldassarri che attualmente si trova nel carcere di Santo Spirito a Siena.
 
Gli intrecci con la Gdp Proprio a Lugano era nata qualche anno fa la Gdp, la società costituita da Baldassarri e dal suo amico Roberto Villa, ex presidente di Richard Ginori, ora indagato anche a Siena. Ferrara Micocci, accompagnata da due degli inquirenti che seguono la sua inchiesta, nella quale ci sarebbero anche altre persone indagate. Fonti giudiziarie senesi confermano anche oggi che le rogatorie chieste e Lugano e a San Marino, avevano già portato riscontri «eccezionali». Tanto che qualcuno è convinto che le ferie dei Pm Antonino Nastasi, Giuseppe Grosso e Aldo Natalini potrebbero essere «a rischio» visto il lavoro che i magistrati hanno davanti per arrivare a chiudere l'inchiesta principale sull'acquisizione di Antonveneta. Per i Pm è inoltre certo che Baldassarri, oltre a far nascondere il contratto con Numura per la ristrutturazione del derivato Alexandria, insieme ad alcuni suoi stretti collaboratori primo fra tutti il suo vice Alessandro Toccafondi ora indagato anche a San Marino, ha nascosto all'estero molti soldi: in più tranche i magistrati senesi hanno fatto sequestrare circa 24 milioni in titoli e non, a lui riconducibili.
 
Profumo a Bagnaia Probabilmente è anche a Baldassarri, come all'ex presidente Giuseppe Mussari e all'ex dg Antonio Vigni che l'attuale presidente del Monte Alessandro Profumo pensava quando, quasi contemporaneamente all'interrogatorio in corso a Siena, da Bagnaia oggi ha affermato che alcune persone della precedente gestione di Rocca Salimbeni «hanno deciso di nascondere problemi per mantenere le posizioni, hanno fatto scelte fuori dalle regole, tagliato angoli e nascosto problemi».

Articolo precedenteLa Versilia ricorda Giorgio Gaber. Un luglio di eventi in sua memoria e Camaiore gli dedica una scuola
Articolo successivoSistema di drenaggio delle acque meteoriche, avviati i lavori in viale Roma