FIRENZE – Nel dna di Francesco Vinci è contenuto l’ennesimo capitolo del “mostro di Firenze”. I carabinieri hanno riesumato nel cimitero di Montelupo Fiorentino (Firenze) le ossa dell’uomo, ucciso nell’agosto 1993 e ritrovato carbonizzato dentro il bagagliaio di una macchina nel Pisano.

Vinci, prima di essere scagionato, era sospettato di essere l’autore dei delitti, che terrorizzarono le campagne fiorentine tra il 1968 e il 1985. Secondo la vedova l’uomo sarebbe ancora vivo. Quindi l’esame che sarà svolto nei prossimi giorni darà la certezza del legame di parentela.

Francesco Vinci e suo fratello Salvatore, erano al centro della pista sarda nell’inchiesta sul mostro, che parte dall’omicidio dei due amanti Barbara Locci e Antonio Lo Bianco uccisi a Lastra a Signa nel 1968. Il marito della donna, Stefano Mele, chiamò in causa i fratelli Vinci, amanti della moglie, ma alla fine sarà lui ad essere condannato in via definitiva anche per calunnia nei confronti dei fratelli di Villacidro.

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