Cordoglio per la scomparsa di uno degli ultimi protagonisti della lotta di Liberazione in Toscana, ma anche gratitudine per ciò che ha saputo trasmettere nel suo impegno di memoria e di educazione delle nuove generazioni. È con questi sentimenti che il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e la vicepresidente Monica Barni vogliono ricordare Vittorio Meoni, sopravvissuto all’eccidio di Montemaggio e alle torture a Villa Triste, ma nel dopoguerra e fino a oggi anche uomo che si è saputo distinguere per le sue qualità di storico ed educatore. Meoni è scomparso ieri all’età di 96 anni.

Rossi: «Rafforzare impegno a trasmette memoria» «Con lui se ne va una delle ultime voci di quella Toscana che ha saputo combattere il nazifascismo ma anche proporre un’idea di Italia diversa, capace di riunire le grandi culture politiche nel riconoscimento dei valori comuni della democrazia – sottolinea il presidente Rossi – La tristezza di questa scomparsa non può che stimolarci a rafforzare il nostro impegno per salvaguardare e trasmettere la memoria di ciò che è stato».

Barni: «Sapremo portare avanti la sua lezione» «Uno spirito libero, che non si è mai risparmiato nell’impegno nell’Istituto Storico della Resistenza o negli incontri nelle scuole con gli studenti – sottolinea la vicepresidente Barni, che nel governo regionale si occupa anche delle iniziative legate alla memoria – Sia come studioso che come educatore ha insegnato a tanti a ragionare con la propria testa e a coltivare i valori della libertà e dell’intelligenza. Ci mancherà, ma nel nostro impegno sul terreno della memoria e dell’educazione sapremo portare avanti la sua lezione».

Valentini: «Un punto di riferimento per intere generazioni» «Vittorio Meoni ha contribuito come pochi a ricostruire la democrazia ferita dalla dittatura fascista e dalla guerra in terra di Siena – ha detto il sindaco di Siena Bruno Valentini -. Un punto di riferimento per intere generazioni, lucido combattente fino all’ultimo momento della sua vita. Per me era molto di più, un familiare a cui ero legato da profondi sentimenti di affetto ed ammirazione».

I sindaci del centrosinistra: «Tutto il terriotiro senese gli deve molto» «Vittorio ha rappresentato tutto il periodo Repubblicano: partigiano combattente, figura centrale della ricostruzione post-fascista, politico misurato e dal grande intuito – dichiarano in una nota congiunta i sindaci del centrosinistra della provincia di Siena – . Tutto il territorio senese, e non solo, deve molto alle sue capacità di amministratore pubblico ed al suo intuito politico: l’amore per le istituzioni e la volontà di lavorare per il bene pubblico e per la collettività ne hanno fatto un punto di riferimento per chi, a sinistra, si avvicinava alla politica. Dopo essere diventato simbolo della resistenza senese e principale testimone dei crimini fascisti ha voluto continuare ad agire, a lavorare per la politica, la giustizia e la crescita sociale ed umana delle nostre terre. Uomo amato e anche invidiato, uomo dalle grandi passioni e dallo straordinario senso di responsabilità, ha sempre voluto ricordare la sua provenienza politica: quella della resistenza ed il sacrificio dei suoi compagni che sono morti nella guerra di liberazione. Per anni con la sua figura autorevole ma affabile è stato un ultimo baluardo contro le nuove politiche razziste e dichiaratamente fasciste, anche per questo oggi ci mancherà. Condoglianze alla famiglia, ai suoi compagni, agli amici, all’Anpi. Sarà più difficile senza di lui, ma grazie al suo lavoro abbiamo un esempi o positivo da seguire».

Chi era Vittorio Meoni Nato l’11 dicembre del 1922 da una famiglia di insegnanti visse tra Colle Val d’Elsa, città del padre, Siena, Prato e Firenze per seguire gli studi all’Università di scienze politiche dove subì l’influenza di personaggi come Giorgio La Pira. Più volte arrestato per aver manifestato i suoi ideali antifascisti anche dopo la notizia della caduta del fascismo, venne catturato e torturato a Villa Triste a Firenze per poi essere trasferito al carcere delle Murate. Una volta libero, decise di darsi alla macchia, tornando a Colle Val d’Elsa per unirsi ai partigiani e compiere le sue azioni tra Casole d’Elsa e il Montemaggio. Meoni si arruolò come volontario nell’esercito di liberazione italiano prendendo parte al Gruppo di combattimento Cremona che operava in Romagna, a fianco dell’VIII Armata Britannica. Vennero in seguito il trasferimento a Roma per partecipare alla Commissione di direzione nazionale del Pci, il rientro a Siena, le drammatiche giornate del ’48, i processi che la Resistenza senese dovette subire, la difficile scelta di non accettare la candidatura a sindaco.