Sono stati identificati gli autori dell’aggressione mortale avvenuta nella notte tra domenica e lunedì scorso a Pisa, costata la vita ad un cameriere bengalese (leggi). L’autore del terribile gesto è un tunisino di 27 anni fuggito a Tunisi, imbarcandosi martedì su un aereo da Malpensa. Per lui a breve sarà trasmessa al Gip una richiesta di custodia cautelare con l’accusa di omicidio preterintezionale. L’omicida risulta incensurato. La polizia ha denunciato altri due componenti il gruppo di aggressori, unod ei quali, minorenne come spiegato dal Pm Giovanni Porpora e dal capo della squadra mobile Gonario Rainone in una conferenza stampa. Il minorenne e un ventiduenne sono stati denunciati per favoreggiamento: hanno ammesso le loro responsabilità Un terzo componente del gruppo è ritenuto estraneo ai fatti.
Le indagini per l’identificazione Un aiuto agli investigatori per l’identificazione sarebbe arrivato dalla diffusione delle immagini riprese dalle telecamere che hanno filmato quanto accaduto in corso Italia, nel centro di Pisa, e anche l’auto, una Ford Fusion grigia con barre nere laterali, con cui il gruppo si è poi allontanato. E’ probabile che alla polizia siano arrivate segnalazioni che hanno consentito di risalire ai componenti del gruppo, uno dei quali ha colpito la vittima, morta 36 ore più tardi per le conseguenze del pugno sferratogli al volto. Ieri era stato anche spiegato dagli inquirenti che lo stesso gruppo, due ore dopo l’aggressione al bengalese, è tornato in centro a Pisa e avrebbe tentato almeno altre due aggressioni. Le vittime non hanno reagito e la situazione non è degenerata.
Facebook utile per scoprire le identità degli aggressori Anche Facebook è stato utile agli investigatori. I quattro giovani ritenuti responsabili dell’aggressione aggiornavano spesso i loro profili: le loro foto caricate sul social network sono state usate dalla polizia per l’identificazione. Gli investigatori parlano di un «branco di balordi di periferia»’ facilmente influenzabile dalla forte personalità del 27enne tunisino, considerato il leader. Oltre a lui il gruppo era composto da un 22enne, denunciato per favoreggiamento, e da un ventenne che non è stato denunciato perché ritenuto estraneo all’aggressione. Il ragazzo è stato rintracciato a Roma, ma per la polizia non sarebbe stata una fuga, bensì un viaggio per questioni sentimentali. Del branco faceva parte anche un sedicenne, pure lui accusato di favoreggiamento, che avrebbe un legame di parentela con il tunisino che avrebbe preso un volo da Malpensa intorno alle 18 di martedì, quando a Pisa si era giàsparsa la notizia delle morte del bengalese. Per questo gli inquirenti non escludono che al momento della partenza dall’Italia l’uomo sapesse già che il suo pugno aveva ucciso il bengalese. Durante le perquisizioni domiciliari compiute tra ieri sera e la notte scorsa, gli agenti hanno riscontrato negli altri componenti del gruppo e nei loro familiari un atteggiamento collaborativo. Già durante la fuga in auto dopo l’aggressione mortale, erano scoppiate discussioni sulla gravità dei comportamenti del “capo”, che però non sarebbero stati sufficienti a evitare altri due tentativi di aggressione compiuti successivamente, in un’altra zona del centro storico pisano.
«Nessun ‘knockout game’ a Pisa» Lo scrive il Prefetto Francesco Tagliente, spiegando come per le indagini sull’omicidio del cameriere bengalese siano state determinanti sia «le capacità investigative degli operatori sia le immagini del sistema di videosorveglianza e l’anagrafe delle telecamere. L’esclusione dell’ipotesi knockout game, la moda giovanile che consiste nel colpire un ignaro passante e scappare, scongiura «il rischio di pericolose emulazioni», aggiunge Tagliente che ha espresso «grande soddisfazione per l’esito delle indagini e gratitudine per il Questore Gianfranco Bernabei, per la magistratura e per gli investigatori della squadra mobile pisana che hanno permesso la tempestiva identificazione del gruppo degli aggressori e la conseguente denuncia dell’omicida e dei responsabili del favoreggiamento. La questione della sicurezza in città – aggiunge – è stata posta al centro della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato questa mattina in Prefettura durante la quale è stato manifestato il profondo cordoglio alla famiglia della vittima e solidarietà all’intera comunità dei bengalesi, che si è sempre distinta per l’osservanza delle leggi e la laboriosità di tutti i suoi componenti».