ROMA – Daniele Pirondini è sembrato quasi fuori contesto. E anche fuori tempo, considerando che ha lasciato Siena nel 2008, ben 5 anni prima della morte di David Rossi.
Che per altro lui ha ammesso di vedere di rado: “Ci incontravamo 4 volte all’anno per i comunicati stampa per i risultati semestrali, trimestrali e annuali, lo conoscevo ma non avevamo rapporti particolari. Non avevo frequentazioni particolari, sapevo che con Mussari si conoscevano da prima del 2006. Io lo conoscevo dal punto di vista lavorativo”. Oggi, in realtà, sarebbe essere dovuto il giorno del perito balistico Paride Minervini davanti alla commissione che indaga sul decesso del manager. Alcuni impegni lo hanno tenuto però lontano da Roma e così è stato il turno dell’ex direttore finanziario di Montepaschi. Profilo tecnico e utile per ricostruire il quadro dell’acquisizione di Banca Antonveneta. Ottimo per le conseguenze dell’acquisto di Banca 121, ma non così centrale sul caso Rossi.
Così, nelle quasi due ore di confronto, totalmente pubbliche, la parte relativa alla fine del manager ha occupato appena 25 minuti. Pirondini ha chiarito di aver saputo la notizia da un tg e di essere rimasto colpito dall’accaduto: “Mi ha stupito che abbia commesso un gesto di quel tipo in un simile contesto della banca, dal momento che lui non c’entrava niente. Vuol dire che ci devono essere altri motivi che non la situazione generata dal tam tam sui problemi del Monte dei Paschi”, ha sottolineato il dirigente, che poi ha aggiunto: “Un gesto del genere poteva essere fatto da un persona debole psicologicamente ma che era coinvolta in maniera diretta. David Rossi dal mio punto di vista non lo era”. Domani invece la musica sarà diversa. Di scena a Roma il secondo round con il pm Nicola Marini.