ROMA – Di pause ce ne sono state poche. La commissione che indaga sulla morte di David Rossi, è andata avanti per tutto il pomeriggio per fare ulteriore luce sul caso.

Di fronte, figure diverse, ma che in un modo o in un altro, nella convinzione dei commissari potevano portare un contributo. Come Roberto Rossi, ex collega del manager, che ha chiarito il motivo della chiamata a Paride Minervini, il consulente balistico da cui il pm Antonino Nastasi venne a conoscenza della morte di Rossi. “Quando arrivai sul luogo in cui si trovava il corpo di David Rossi c’erano i soccorsi, le forze dell’ordine, carabinieri e poliziotti in divisa e in borghese e chiesi al dottor Valentino Fanti perché non rimuovevano il cadavere, e mi rispose che non riuscivano a trovare il magistrato, allora, forse su mia iniziativa, ma non lo ricordo bene, ho chiamato Paride Minervini, consulente tecnico balistico del tribunale, perché pensavo che potesse contattare un magistrato”, ha affermato Roberto Rossi.

Il dipendente di Montepaschi ha quindi proseguito la narrazione, soffermandosi sulla sera del 6 marzo 2013: “Quella sera sono stato contattato da Giancarlo Filippone. Mi ha comunicato che era successa una disgrazia, con fare anche concitato. Gli ho detto che non potevo fare molto perché in quei giorni ero in malattia, ma mi ha chiesto una mano e sono andato lì per dare una mano. In quel periodo mi occupavo di comunicazione interna, che era staccata rispetto alla comunicazione, mentre Filippone era il capo della segreteria dell’area comunicazione diretta da David Rossi. Ho fatto 2 telefonate, una al dottor Benedetti, che era il questore, e una al colonello Aglieco, che era il comandante provinciale dei carabinieri. Per le risposte che mi diedero ritengo che non sapessero nulla dell’accaduto”.

A seguire è stata la volta di Luigi Secciani, il tecnico informatico incarico di estrarre le immagini delle telecamere di videosorveglianza: “Potevo estrarre le immagini sia per singola telecamera o per gruppi di telecamere. A quel videoregistratore ne erano collegate almeno cinque. Mi fu chiesto di prendere le immagini dell’unica telecamera che era presente nel vicolo di Monte Pio. Dopo aver visionato i filmati, mi fu detto di partire da alcuni minuti prima della caduta del corpo di Rossi e, qualche minuto dopo l’arrivo dei soccorsi, mi fu detto di fermarmi. Feci il salvataggio e consegnai le chiavette”.

Infine, Marco Bernardini, altro dipendente della banca, che ha rivelato un dettaglio mai emerso: “La disabilitazione dell’utenza del pc fisso di David Rossi avvenne nella prima mattina del 7 marzo 2013. Il 6 marzo quando David Rossi morì non era bloccata. Fu richiesto di bloccarla verso le 10 del mattino del giorno dopo la morte, se uno avesse saputo la password il 6 marzo avrebbe potuto accedere”.