david-rossi-500Il Ministero della Giustizia risponde “no” alla richiesta del M5s di inviare gli ispettori di Via Arenula a Siena per chiarire se la Procura della città toscana «stia facendo tutto il possibile per arrivare alla verità sul presunto suicidio di David Rossi». Il no è stato comunicato in aula alla Camera dal Sottosegretario Cosimo Ferri, che ha risposto all’interrogazione del M5s sul caso della morte dell’ex dirigente del Mps.

«Gli elementi raccolti conducono a ritenere ragionevole l’ipotesi del suicidio» Il Sottosegretario ha ricordato che dopo la riapertura delle indagini sulla morte di Rossi per verificare se poteva essersi trattato non di suicidio ma di omicidio, la procura di Siena l’8 Febbraio scorso ha stabilito di chiedere l’archiviazione del procedimento. La Procura, in un documento letto da Ferri in aula, ha spiegato che la decisione di chiedere l’archiviazione nasce dal fatto che «gli elementi raccolti, gli unici su cui ragionare sulle cause del decesso, conducono a ritenere ragionevole l’ipotesi del suicidio e altamente improbabile quella dell’omicidio». Sulla richiesta di archiviazione deciderà il Giudice Giudice per le Indagini preliminari. «Non appaiono, pertanto, allo stato – ha concluso il Sottosegretario –  ricorrere i presupposti per l’esercizio di alcuno dei poteri di sindacato sull’esercizio della giurisdizione che la Costituzione riserva al Ministro della giustizia», ha concluso Ferri.

M5S: «Si arrivi a verità su morte Rossi» «Le indagini sulla morte di David Rossi non procedono come dovrebbero. Siamo al punto di partenza e la nuova richiesta di archiviazione da parte della procura non convince affatto. Ci teniamo a precisare che il nostro obiettivo non è affermare a prescindere che l’ex capo della comunicazione Mps sia stato ammazzato, ma dobbiamo fugare ogni dubbio sulla dinamica dei fatti». Lo avevano detto i deputati M5S che, con Daniele Pesco e Giulia Sarti, hanno presentato oggi una interpellanza urgente al governo. «Il governo dovrebbe ripensarci e mandare gli ispettori. Questa vicenda giudiziaria non può essere liquidata in modo così frettoloso e superficiale. Rossi sapeva molte cose, conosceva bene le attività di Mps. E appariva tentato dalla scelta di parlare con gli inquirenti. La famiglia, i senesi e tutti gli italiani hanno diritto di conoscere la verità», chiudono i portavoce M5S.