L’anno della morte di Josè Saramago, purtroppo, è il 2010. All’età di 87 anni è scomparso oggi, nella sua casa delle Canarie lo scrittore portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998. Saramago ha lasciato ai suoi lettori tanti titoli, tutti straordinari, tutti unici. Il sottoscritto ha amato “Memoriale del convento” e “Cecità“, con quell’attacco tutto a colori e il seguito del romanzo che ci costringe ad annaspare al buio. Un buio in cui sembriamo essere tutti sprofondati, senza speranza di riuscire a “riveder le stelle”.

Saramago amava molto l’Italia, e con Siena aveva un rapporto particolare. Nel 2002 l’Università per stranieri gli consegnò la Laurea Honoris Causa e la città lo accolse con tutti gli onori, compreso un incontro con le autorità in palazzo Pubblico. “Ho sentito molto calore umano intorno a me – disse Saramago – e di questo vi sono grato”. A Siena lo scrittore era già stato anche pochi mesi dopo l’attribuzione del Nobel per la Letteratura. Invitato dall’associazione culturale Visionaria aveva tenuto una conferenza con un testo inedito, “Il diritto e le campane“, poi pubblicato l’anno seguente nel catalogo del Festival in cui racconta i fatti accaduti nel Medioevo in un villaggio nelle vicinanze di Firenze, dove i diritti di un contadino vengono calpestati dalla prepotenza del signorotto locale, e dove la ribellione si manifesta con il suono ritmato delle campane con cui il contadino proclama la morte del diritto.

Ben diverso era stato il suo primo viaggio a Siena, molti anni prima, quando in macchina era entrato come un normale turista in piazza del Campo da via del Casato. Era notte e pioveva, ma lui rimase incantato egualmente dallo scenario che gli si parò di fronte. Quel viaggio lo ha raccontato in un piccolo volume di memorie quando, proprio a Siena, trovò “il più bel quadro del mondo”. Si trovava alla Pinacoteca nazionale.


Il suo ultimo periodo lo ha dedicato alla polemica in favore di una laicità che stiamo sempre più dimenticando nel Vecchio Continente, nelle istituzioni come nella vita di tutti i giorni. Ha dovuto subire accuse di antisemitismo per le sue posizioni sul conflitto in Medio Oriente, le critiche dalla Chiesa per la pubblicazione di alcune opere come il Memoriale del Convento e “La seconda vita di Francesco d’Assisi. E il rifiuto da parte della sua casa editrice italiana, la Einaudi, a pubblicare il suo ultimo libro, Caino, perchè avrebbe contenuto l’asserzione che Berlusconi sia un “delinquente” e che l’Italia si trovi in una situazione di grave, gravissimo pericolo. Per fortuna le polemiche cadranno, e presto dimenticheremo i suoi detrattori. Ma la sua opera, rimarrà a disposizione di tutti. Per sempre.


Michele Taddei


(le foto pubblicate sono di Bruno Bruchi e sono tratte dal sito di Visionaria)

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