Sono le ultime mosse. Le ultime azioni concrete per la riapertura del caso di David Rossi sono racchiuse nello spazio di pochi giorni: la scorsa settimana l’avvocato Luca Goracci ha depositato l’istanza di riapertura del caso legato alla morte dell’ex capo della comunicazione di Mps, precipitato nel vicolo di Monte Pio il 6 marzo 2013. Domani, martedì 17 novembre, si tiene invece alle ore 16 una conferenza stampa presso la Sala Stampa della Camera, a Roma, a cui parteciperà anche Antonella Tognazzi, moglie di Rossi, insieme all’avvocato Luca Goracci e ai due periti che hanno lavorato al caso, collaborando con Goracci: Luca Scarselli e Gianaristide Norelli.
Importante la presenza della signora Antonella: schiva, riservata, ha sempre rifuggito ogni luce della ribalta, continuando la sua battaglia con misura, senza alcun protagonismo e senza mostrare il dolore suo e quello dei suoi congiunti. Se domani sarà alla Camera, vuol dire che Antonella Tognazzi è pienamente consapevole che ciò che accade in questi giorni – dal deposito dell’istanza di riapertura, alla conferenza stampa di domani – rappresenti davvero l’ultima spiaggia per tutti coloro che chiedono di risolvere i dubbi legati alla morte di David Rossi, nell’unico modo possibile: riaprendo il caso.
Anche perché la vicenda processuale fino ad oggi ha ruotato intorno all’ipotesi di istigazione al suicidio e si è conclusa con l’archiviazione di quella ipotesi di reato. Non di altre. Ma l’attività inquirente del legale e dei periti che tutelano Antonella Tognazzi, secondo molti, ha evidenziato fatti, circostanze ed errori, tali da aprire vasti fronti di dubbio rispetto ad una morte che è stata archiviata come suicidio.
Le perizie che accompagnano l’istanza di riapertura dovrebbero essere al centro della conferenza stampa di domani. Da una parte si rappresenteranno nuovi particolari delle ricostruzioni peritali sulla dinamica della caduta del corpo, nonché sulle ferite e lividi emersi in sede di autopsia – in gran parte ne abbiamo dato conto sia a Siena Tv che sul Corriere Fiorentino (insieme alla collega Antonella Mollica), e in questo blog (link1 e link2) – dall’altra si parlerà presumibilmente anche di una nuova perizia, quella calligrafica, di cui ci sono già state anticipazioni nei mesi scorsi. Secondo queste anticipazioni, la perizia attesterebbe lo stato di costrizione in cui si sarebbe trovato David Rossi nel momento della scrittura dei tre bigliettini indirizzati alla moglie. Nei quali, tra l’altro, venne utilizzato un vezzeggiativo – Toni – mai usato nella comunicazione familiare.
Questa fase decisiva arriva anche dopo alcune iniziative che hanno visto protagonisti i Cinque Stelle. In particolare con l’interpellanza dell’onorevole Daniele Pesco al Governo sul caso, e poi con l’iniziativa del 17 ottobre scorso a Palazzo Patrizi: «Il Governo oggi sostanzialmente non ha risposto alle nostre richieste di chiarimento rispetto alla morte dell’ex responsabile comunicazione di Mps, David Rossi, archiviata come suicidio – commentò a settembre Pesco dopo la risposta del Governo -. Una vicenda intorno alla quale permangono ancora troppe ombre e che, a nostro parere, è stata chiusa con eccessiva fretta: chiediamo non solo la riapertura del caso, ma anche l’istituzione di un’apposita commissione d’inchiesta parlamentare che indaghi sui rapporti intercorsi negli anni trascorsi tra la banca senese e il mondo della politica». Pesco ricordò in quella sede che «la famiglia non ha mai creduto al gesto spontaneo. Periti e inchieste giornalistiche hanno contraddetto le conclusioni dei magistrati di Siena. Non solo sul corpo di Rossi erano presenti numerose ferite sospette, ma lo stesso è rimasto per circa un’ora sul selciato del vicolo di Monte Pio, sotto la finestra del suo ufficio, davanti a una delle videocamere di controllo, senza ricevere alcun soccorso. Non bastasse – aggiunge Pesco – , il video di sorveglianza è stato poi manomesso. Rossi, come capo della comunicazione Mps e braccio destro di Mussari, conosceva ogni vicenda che vedeva implicata la banca, tanto – concluse il deputato pentastellato – da partecipare personalmente alle attività per la sciagurata acquisizione di Antonveneta».
In ogni caso, siamo alle battute finali: o si andrà alla riapertura del caso, anche su iniziativa della Procura di Siena che potrebbe magari essersi già mossa autonomamente, oppure la morte di David Rossi resterà per sempre un suicidio avvolto nel mistero. Non c’è in questo, alcuna riflessione sull’azione della Magistratura, che però opera in una città profondamente colpita nelle sue certezze, che non avrebbe bisogno di misteri, di documenti negati sullo scandalo del Monte dei Paschi, di lancinanti dubbi in merito allo scempio che è stato fatto.
Men che meno avrebbe bisogno che i lancinanti dubbi rimanessero sospesi per sempre perfino intorno alla morte di un uomo. Nessuno può avere certezze rispetto al fatto che la vita di David Rossi si sia conclusa non per una autonoma e terribile scelta di David, ma per l’intervento – determinato o colposo – di altri. Ma viste le circostanze di una morte così, ci sarebbe davvero bisogno che – soprattutto quando è la famiglia colpita dalla tragedia a chiederlo – ogni elemento di dubbio fosse nuovamente analizzato, sviscerato, riletto secondo le dinamiche dei nuovi sviluppi. L’alternativa è restare così, assuefarsi alla verità processuale per come fino ad oggi è stata definita. E rimanere per sempre prigionieri del dubbio di un’altra ipotesi di verità.