ROMA – “Assolutamente no”. Ha risposto così Carla Ciani, la mental coach di banca Mps se avesse mai avuto la percezione che David Rossi stesse per suicidarsi. La risposta è arrivata perentoria ad una domanda posta dalla Commissione parlamentare che indaga sulla morte del manager senese avvenuta il 6 marzo 2013.
Lo stesso giorno in cui Ciani ebbe un colloquio di due ore con Rossi, ritrovato cadavere poi la sera stessa. Al termine del colloquio “mi ha detto ci vediamo il 13, grazie per tutto, mi ha fatto bene parlare un po’. Non ho avuto la percezione e non sono assolutamente in grado di poter immaginare il fatto che potesse prendere una decisione del genere- ha aggiunto – Ho lasciato una persona lucida e anche sul pezzo rispetto alle cose che avrebbe dovuto fare” ha chiarito la mental coach in commissione.
Sempre nella sua audizione la Ciani ha anche detto: “Quando abbiamo iniziato a parlare lui era molto in ansia, distratto, aveva l’occhio al telefono in continuazione e gli ho chiesto se aveva qualcosa che lo preoccupava. Rossi stava aspettando una chiamata perché diceva che era molto preoccupato perché la moglie non stava bene. Mi ha rappresentato un po’ di ansia – ha ripercorso la professionista – mi ha raccontato della perquisizione e mi diceva che era un momento bruttissimo per lui e che gli era morto il padre a novembre.
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Nel rappresentarmi questa sua ansia e disagio – ha proseguito – mi dice anche: ’Ho scritto a Viola (ex dg Mps ndr), ho mandato delle mail, si sarà anche arrabbiato, avrò dato all’azienda un’impressione di fragilità. Mi disse: ‘Ho l’ansia di essere arrestato, di essere licenziato. Ho pensato tantissimo a tutto quello che posso aver fatto ma non ho trovato nulla, ma mi resta questo senso di ansia come se da un momento all’altro la disgrazia dovesse cadermi sulla testa’. Mi diceva che aveva paura di essere associato alle persone che non avevano fatto il bene della banca”, ha concluso Ciani.
Di fronte alla Commissione parlamentare che indaga sulla morte del manager, Ciani ha così ridimensionato la portata delle dichiarazioni che rese ai pm di Siena una settimana dopo il fatto. Dichiarazioni che furono utilizzate per motivare l’archiviazione dell’ipotesi di istigazione al suicidio.