Sulla morte delle due sorelle, travolte nel 2014 dall’esondazione del fosso Sgrilla mentre erano in auto dirette a Manciano, né il sindaco né il funzionario hanno avuto responsabilità. Il giudice Marco Bilisari ha assolto Marco Galli e Furio Laghi, rispettivamente primo cittadino e dirigente dell’ufficio Lavori Pubblici all’epoca dei fatti, imputati nel processo per omicidio colposo sulla tragica fine di Marisa e Graziella Carletti, 69 e 65 anni, vittime dell’alluvione che il 14 ottobre 2014 investì il comune di Manciano.
Il fatto Quel giorno le due donne erano andate a trovare l’anziana madre che viveva in campagna, ma sulla strada del ritorno da Marsiliana a Manciano, lungo la statale 74 Maremma, un’ondata enorme di acqua e detriti, sospinta dall’incredibile quantità di pioggia, fece esondare il fosso Sgrilla e travolse la loro macchina, in cui rimasero intrappolate. Secondo la Procura di Grosseto quella strada doveva essere chiusa, visto il pericolo, e per questo il pm Maria Navarro ha chiesto un anno di reclusione nei confronti di Galli e nove mesi per Laghi in quanto autorità maggiormente competenti in quel momento d’emergenza. Una lettura identica a quella dell’avvocato Alessandro Antichi, rappresentante dei familiari delle vittime che si sono costituiti parti civili nel procedimento. Completamente opposta la lettura di Marco Calò, difensore degli imputati, e di Riccardo Lottini, avvocato in rappresentanza del Comune di Manciano: entrambi hanno chiesto l’assoluzione, spingendo sul fatto che l’allerta meteo gialla (quindi moderata) emessa della Regione non poteva rappresentare un motivo valido per chiudere gli oltre 500 chilometri di strada che ricoprono il territorio mancianese, né gli imputati potevano decidere diversamente visto che fino a pochi minuti prima della tragedia non ci sono stati segnali chiari di emergenza provenienti dalla statale 74. Il giudice ha deciso per questa seconda lettura, accolta con un grido liberatorio da parte di Galli, a cui hanno fatto seguito pochi istanti di tensione tra lui e i parenti delle vittime. Ora l’attesa è per le motivazioni di Bilisari, anche se è probabile che il processo riprenderà in appello.