L'ospedale di Pescia

PESCIA – Il risarcimento ammonta a 350 mila euro. Cifra che dovrà versare l’Asl Toscana centro ai famigliari di una donna morta dopo essere rimasta tutta la notte al pronto soccorso di Pescia (Pistoia).

A stabilirlo il tribunale civile di Firenze per il quale la morte fu “evento interamente imputabile al comportamento omissivo dei sanitari”. Per i giudici è “evidente che la malattia si sia aggravata nel corso della notte” ed è “da ritenere che tale aggravamento”, “fosse evitabile a fronte di un tempestivo e adeguato trattamento”. Il tribunale, secondo quanto riportato da Il Tirreno, ha deciso sulla base di una perizia medico legale incaricato dal giudice Giuseppina Guttadauro.

Secondo la relazione “la severità del quadro clinico avrebbe imposto di richiedere immediatamente, dopo la tac, consulenze rianimatoria, cardiologica, internistica e chirurgica”, “anche e proprio per la riferita assenza di posti letto nel reparto di Medicina” mentre i sanitari del pronto soccorso “avrebbero necessariamente dovuto monitorare il flusso urinario posizionando un catetere vescicale e registrando le quantità di urine emesse”.

L’anziana, la sera precedente, aveva accusato forti dolori addominali accompagnati da episodi di vomito. Per questo era stata portata al pronto soccorso in ambulanza e qui, secondo l’accusa, sarebbero state disattese le linee guida previste in simili casi e non sarebbe stato coinvolto alcuno specialista. Il decesso della donna avvenne verso le 10 del mattino dopo che era rimasta in una stanza delle visite tutta la notte. In quella fase a causa dell’emergenza Covid familiari e parenti non potevano restare in ospedale coi loro pazienti.

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