Ha collaborato Andrea Frullanti
«Se non l’avessi letto con i miei occhi stenterei a crederci: un’associazione come Uncem, che ha come propri soci istituzionali i Comuni, che si dà ormai chiusa per decisione di un segretario di partito, Dario Parrini, e del proprio presidente, Oreste Giurlani, senza interpellare i sindaci. Come diceva Flaiano la situazione è grave, ma non è seria». Così è intervenuto da Cetona l’ex sindaco ed ex assessore provinciale, Marco Macchietti, oggi segretario dell’unione comunale dello stesso Partito Democratico. «Chiaro l’intento di zittire quei piccoli comuni che si sono opposti al disegno di fusioni obbligate per legge o di fatto – spiega -. Evidenzio l’altrettanto anomalo comportamento democratico della Regione che, senza addurre motivazione alcuna, tenta di segare le gambe ad un soggetto di rappresentanza istituzionale. Spero che i sindaci comprendano la gravità della situazione, e senza indugi chiedano la convocazione dell’assemblea [di Uncem] per affermare con forza che sulle associazioni che rappresentano i Comuni siano loro a decidere, in rappresentanza dei loro cittadini, e non Parrini che sindaco non lo è più, o Giurlani che è presidente pro tempore e non proprietario di Uncem».
Road map della chiusura Era stata La Repubblica domenica scorsa a dare la notizia della chiusura (“sparisce l’Uncem tagliati 1,6 milioni. Comuni montani nella sede Anci”) e a indicare la road map della nuova riorganizzazione (“La storia di Uncem finirà entro l’estate”), indicata fortemente dal segretario regionale del Pd, il renziano Dario Parrini, ed attuata in men che non si dica da un protocollo siglato dal presidente toscano di Anci, il renziamo Matteo Biffoni, e da quello di Uncem, Oreste Giurlani. Ma qualcuno ha cominciato a porsi la domanda se a chiudere un’associazione dei comuni debba essere la politica oppure i sindaci, che a quella associazione sono associati per la rappresentanza dei problemi della montagna e delle zone svantaggiate. Una decisione calata sulla testa dei primi cittadini che vedono perdere così un loro punto di riferimento.
«La montagna prima dei partiti» Il primo ad esternare il suo disappunto era stato il vicepresidente di Uncem, Matteo Mastrini, sindaco di Tresana (Ms). Lo abbiamo raggiunto telefonicamente. «Bisogna tutelare l’interesse collettivo, ascoltare i territori. Non seguire le direttive di partito», esordisce. «Tutti siamo iscritti ad un partito ma qui la vera sfida è un’altra: bisogna difendere la montagna e Uncem in questi anni ha lavorato molto bene per le comunità montane, attivando progettualità importanti a supporto di servizi pubblici essenziali che rischiavano di essere cancellati. Mentre Anci Toscana non ha mai fatto nulla. Cosa succederà allora a tutti questi progetti se Uncem confluisce in Anci? Andranno dispersi? A me non interessa tanto che i consiglieri Uncem ottengano nuove deleghe in Anci. Non è questa la questione: Qui c’è solo da fare una battaglia per difendere un territorio».
Secco no alle imposizioni per legge Il primo cittadino di Tresana dichiara di voler difendere le autonomie locali, con un secco no alle imposizioni che arrivano dall’alto. «Uncem, ci ricordiamo tutti, ha impedito la chiusura degli uffici postali e difeso l’esistenza dei piccoli Comuni. Temo che questo atteggiamento abbia infastidito i vertici regionali, fino a portarli a chiudere Uncem. L’ennesima scelta calata dall’alto per eliminare il dissenso. Spiace che il presidente Giurlani abbia cambiato idea, ma deve sapere che molti dei sindaci non sono a caccia di poltrone e non lo seguiranno su questa strada. Con lui c’è stato sempre un buon rapporto, al di là dell’appartenenza politica, ma sempre focalizzato al bene della montagna – conclude Mastrini -. Proprio per questo dico no alla sua presa di posizione che si dimentica totalmente di ascoltare i territori e di dare loro una visione politica, rassegnandosi a ciò che impongono invece i diktat partitici».
Il 30 aprile manifestazione a Abetone Sul percorso da seguire Mastrini è deciso: «Pare che il rappresentante dei piccoli comuni in Anci sia Braccesi, sindaco di Cutigliano, che come sappiamo vuole annettersi Abetone nonostante la popolazione del comune vicino sia contraria. Raggiungeremo Abetone il 30 aprile per manifestare in difesa delle autonomie locali». All’evento hanno già aderito molti sindaci, tra questi anche Buselli di Volterra e Verruzzi di Montieri, animatori dell’iniziativa “Orgoglio Comune” del 12 marzo scorso.
Piccoli comuni pesano 1% della spesa pubblica Intanto, il presidente di Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, ha scritto una lettera ai colleghi dei piccoli comuni, stimolata forse dalle iniziative sul territorio dei molti sindaci (e cittadini) contrari a scelte obbligate. E nel rivendicare «i sostegni finanziari a favore delle unioni dei comuni e dei comuni che scelgono la strada della fusionie solo se motivata da una convinta azione degli enti locali e dei cittadini interessati», riocorda come il 54% del territorio nazionale sia amministrato da piccoli comuni, “pesando” nella spesa pubblica complessiva per l’1%». E c’è ancora qualcuno che sostiene gli sperchi da tagliare sarebbero nei piccoli comuni?