Una cornice bellissima, con un pubblico numeroso e che neppure la copiosa pioggia scesa nella giornata di ieri su Firenze ha fermato. Questo il suggestivo scenario dei mondiali di ciclismo Toscana 2013. Ha vinto Rui Costa, un portoghese, davanti agli spagnoli Rodriguez e Valverde. È andata male per l’Italia, che dopo aver fatto la corsa lungo tutto il circuito si è dovuta rendere e torna a casa senza neppure una medaglia. Complimenti però agli azzurri capaci, nelle oltre sette ore di gare, di ricalcare in pieno le indicazioni del ct Bettini, dimostrandosi Nazionale vera e compatta.
La croncaca Pioggia scrosciante e tante cadute. Sono state loro le vere protagoniste dell’atto finale dei mondiali di ciclismo. Parte dopo poco la fuga, con Brändle (Austria), Chtioui (Tunisia), Huzarski (Polonia), Barta (Repubblica Ceca) e Godoy (Venezuela) che prendono il largo. Dopo i 100 chilometri che separano Lucca da Firenze, sono gli azzurri a prendere in mano la gara. Il ritmo imposto, soprattutto nella salita di Fiesole, comincia a far male fin da subito ma, complice la pioggia, la discesa diventa l’ostacolo più grande. A farne le spese Cadel Evans, che cade ed è costretto ad abbandonare. Col passare dei giri, davanti restano in due soltanto, Bartra e Huzarski, e da dietro cominciano le fughe. A prendere in mano la gara è il Belgio, che comincia a tirare per accorciare il ritardo. A tre giri dalla fine parte Visconti, che trova la testa in compagnia di Huzarski e a tre giri dal termine è davanti. Nel frattempo l’episodio forse chiave della spedizione azzurra: Nibali e Paolini (costretto al ritiro) cadono e fanno preoccupare, con il siciliano che torna, tra mille difficoltà in gruppo. Dietro la Colombia e il Belgio tirano per ricucire lo strappo e ai piedi della salita di Fieosle all’ultimo giro il gruppo (fatto di 40 corridori) è praticamente compatto. L’Italia fa saltare il banco: prima parte Scarponi, seguito da Rodriguez e Nibali. Quest’ultimi prendono un piccolo margine di vantaggio e i tifosi azzurri si accendono viste le grandi qualità da discesista di Nibali. Ma a prendere il largo è lo spagnolo, che guadagna alcuni secondi, mentre Nibali (ancora scosso dalla caduta), non attacca da par suo e si fa riprendere da Valverde e Rui Costa. Sul muro di Via Salviati dà tutto e va a riprendere Rodriguez, facendo sì che a 4 chilometri dalla fine si formi un quartetto. Riparte Rodrgiugez e l’unico che lo segue è Rui Costa. Si arriva così allo sprint, con il portoghese Rui Costa che beffa il rivale e si laure campione del mondo.
Il commento Bravi ma sfortunati gli azzurri, da rivedere gli spagnoli e la loro tattica che è costata il mondiale a Italia e Spagna. E nel mezzo, scaltro e opportunista il portoghese Rui Costa. L’Italia ha poco da rimproverarsi, se non quello di aver visto scivolare i sogni iridati sull’asfalto bagnato di Firenze. Nibali ci ha provato e ha dato tutto, ma chiedergli di più era forse impossibile. Non bene la Spagna, che con due atleti nei primi quattro a pochi chilometri dalla fine poteva giocarsi meglio le sue carte, anche se forse più che per la nazionale Rodriguez e Valverde hanno corso per sé stessi. Per di più, se si considera che Rodriguez non ha collaborato con Nibali per recuperare lo svantaggio con Rodriguez, emerge come la tattica “tafazziana” degli iberici è costata l’iride non solo allo “Squalo” e ai padroni di casa. Non bene altri attesi protagonisti, da Sagan a Cancellara, che sono crollati sotto il forcing azzurro. Per loro come per tutti gli altri arrivederci al 2014, a Ponferrada in Spagna su un altro percorso destinato a scalatori o finisheur .
L’ordine di arrivo
1 Rui Costa (Portogallo) 7h25'44"
2 Joaquim Rodríguez (Spagna) s.t.
3 Alejandro Valverde (Spagna) a 15"
4 Vincenzo Nibali (Italia) s.t.
5 Andrij Hrivko (Ucraina) a 31"
6 Peter Sagan (Slovacchia) a 34"
7 Simon Clarke (Australia) s.t.
8 Maksim Iglinskij (Kazakistan) s.t.
9 Philippe Gilbert (Belgio) s.t
10 Fabian Cancellara (Svizzera) s.t.