SIENA – Anni di molestie, apprezzamenti volgari e inappropriati. Il calvario di una ragazza di 19 anni è terminato soltanto quando ha concluso quella scuola che tanto le piaceva, il liceo artistico “Duccio di Boninsegna” di Siena.

Sotto i riflettori i comportamenti di professore, che avrebbe, con le sue parole, traumatizzato lei e altre giovani. E un sistema scolastico che non è riuscito ancora a proteggere i ragazzi. Il caso denunciato prima con un video dalle stesse studentesse del liceo e poi con una testimonianza diretta all’associazione Donna chiama donna raffigura un quadro drammatico. “Era molto scossa – ha raccontato Katia Bassi, l’operatrice che l’ha assistita -. Per anni aveva sofferto in silenzio e portava tutti i segni di questo dramma”.Solo dopo varie segnalazioni, la dirigente ha fatto riferimento alla procura, che sta svolgendo adesso tutte le indagini. Nel frattempo, il centro antiviolenza ha voluto porre l’accento sull’immobilismo della presidente e dell’ufficio scolastico, che ha già prodotto gravi conseguenze nelle vittime.

“La giustizia farà il proprio corso – ha affermato l’avvocato Claudia Bini -, ma quello che ci preme è una reazione da parte della Dirigente nei confronti del professore. Non possiamo permettere che certe azioni si possano ripetere”.

Un video, realizzato e pubblicato nel 2020, in cui alcune studentesse del Liceo Artistico Duccio di Buoninsegna di Siena hanno messo in luce la violenza verbale e psicologica che si celava in espressioni di ‘catcalling’ con apprezzamenti sessuali espliciti. A distanza di un anno, dopo aver terminato gli studi, una di quelle studentesse si è rivolta al centro antiviolenza dell’Associazione Donna chiama donna di Siena, per “chiedere supporto dopo le molestie da parte di un professore”.

“Quel video – spiega l’associazione – esprimeva il dolore e il disagio di quelle ragazze per le molestie che subivano da parte di un loro professore, tutte documentate, con battute a sfondo sessuale, apprezzamenti espliciti anche durante le interrogazioni, gesti e contatti fisici equivoci, commenti continui alle foto pubblicate sui social”. “Confesso, non vedo l’ora di vedere il tuo vestito all’esame”, “non sentirti in imbarazzo se non ti staccherò gli occhi di dosso” e ancora “Grazie per le tue scarpe bellissime. Avrei voluto farti qualche foto ma era complicato” alcuni dei commenti arrivati alla ragazza dal professore e documentati dall’associazione pochi giorni prima dell’esame di maturità.

“Una decisione presa con coraggio – ha detto la vice presidente del centro antiviolenza Rossana Salluce – perché le studentesse più giovani non dovessero continuare a subire quelle stesse molestie, considerato che il docente, nonostante le nostre comunicazioni all’istituto, è sempre al suo posto”. L’associazione, tramite l’avvocata Claudia Bini, il 27 gennaio aveva inviato una pec alla Dirigente scolastica, alla Direzione regionale e a quella Provinciale della pubblica istruzione spiegando che “il professore aveva comportamenti sessualmente molesti con le studentesse; evidenziava, inoltre, una diretta responsabilità della scuola che non avesse protetto i propri allievi e li invitava ad assumere tutte le misure necessarie per proteggere gli allievi e punire il responsabile”. Pochi giorni dopo 49 studentesse e studenti del Liceo artistico hanno scritto a loro volta alla dirigente scolastica per chiedere l’adozione di provvedimenti. A più di un mese di distanza, e dopo nuovi solleciti da parte dell’associazione, la segnalazione, da parte della scuola, è stata trasmessa alla Procura della Repubblica, che effettuerà le indagini di dovere. “Il professore è rimasto al suo posto, libero di molestare le studentesse o di farle sentire in colpa per non averlo lasciato fare – conclude l’associazione. – E chi ha subito le sue molestie si rammarica che in quella scuola abbiano finto di non vedere. Se la scuola fosse intervenuta per tempo, il professore si sarebbe fermato senza bisogno di azioni legali”.