In Toscana, a oggi, «contiamo 8.430 presenze su 592 strutture, un dato non irrilevante perchè sostanzialmente ci dice che ogni struttura,nella nostra regione, di media ha un numero di 14-15 ospiti». Lo ha annunciato al Consiglio regionale l’assessore all’Immigrazione, Vittorio Bugli in una comunicazione all’aula sull’accoglienza dei profughi. «Ovviamente- ha continuato- ci sono strutture più grandi, e ci sono quelle più piccole. Ma questa è la media che ci fa dire che, in effetti, si è portato avanti il modello dell’accoglienza diffusa». Di contro, Bugli ha invitato a «riflettere su come sarebbe stato diversamente, se ci fossero state otto strutture con 1.000 ospiti. Non sarebbe stata più la Toscana, con 592 invece e non ci sono ferite da questo punto di vista».
In Toscana l’8% dei migranti arrivati in Italia Del resto, nella ripartizione dei migranti arrivati in Italia a partire dall’emergenza internazionale, quelli toccati alla Toscana sono stati «l’8%, contro il 12% della Lombardia». Numeri più esigui e diventati gestibili, ha spiegato, grazie alla precisa scelta politica della Giunta regionale di scommettere su un modello di piccoli centri per dare rifugio ai richiedenti asilo. È un punto sul quale l’assessore ha insistito: «I problemi maggiori in una comunità ce li abbiamo quando la popolazione viene a conoscenza dell’arrivo dei profughi nel proprio Comune, e viene un po’ meno quando arrivando davvero. Talvolta si trasforma in un elemento di solidarietà portata avanti dalle famiglie, nel caso in cui l’accoglienza diventi anche integrazione». Ed e’ stato questo, secondo l’assessore, che ha garantito finora una sostanziale tenuta del tessuto sociale e politico della Toscana, senza arrivare a fiammate anti-migranti. Bugli ha menzionato anche l’importanza dei 900 posti delle strutture Sprar (il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati), che è la rete degli enti locali che coordina l’ospitalità per i profughi. «Riteniamo – ha sostenuto Bugli – che questo sistema di accoglienza debba andare sempre di più verso lo Sprar, sia favorendo i Comuni affinché presentino dei progetti, sia perché in una citta’ questi progetti possano essere presentati anche dalle associazioni».