ROMA – Una nuova commissione d’inchiesta sul disastro della Moby Prince si profila all’orizzonte. La discussione è iniziata in commissione Trasporti della Camera.
“Molto ha fatto la prima commissione – hanno affermato Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile) e Nicola Rosetti (Associazione 140) – guidata dall’on. Silvio Lai scardinando le verità processuali che avevano derubricato la strage del Moby Prince a un banale incidente. La seconda commissione, guidata dall’on. Andrea Romano nella scorsa legislatura, si è dedicata, fra l’altro, ad analizzare in modo approfondito l’accordo assicurativo stipulato tra le due compagnie armatrici appena due mesi dopo la collisione”.
Il 10 aprile 1991 al largo del porto di Livorno morirono 140 persone, nella collisione tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo. “Ma l’aspetto più importante emerso dai lavori – hanno evidenziato ancora – è l’ipotesi che una terza imbarcazione possa aver ostacolato la rotta del traghetto che sarebbe stato così costretto ad una improvvisa virata per poi entrare in collisione con la petroliera dell’Eni, Agip Abruzzo, che era ferma in zona vietata all’ancoraggio. Tutto questo in un contesto, il porto di Livorno, pieno di navi militari e militarizzate americane che rientravano dalla guerra del Golfo piene di armi”, inoltre “nessuno di coloro che dovevano coordinare i soccorsi quella sera (Capitaneria di Porto e Dipartimento Marittimo dell’Alto Tirreno) nulla hanno fatto per salvare le 140 persone a bordo del Moby Prince che sono morte asfissiate o bruciate dopo molte ore dalla collisione”.