Trentanove lettere di licenziamenti partiranno la prossima settimana. Destinatari altrettanti lavoratori della Misericordia di Pisa, alle prese con un debito di circa 12 milioni di euro per il quale lo scorso luglio la Guardia di Finanza si presentò negli uffici della Misericordia per una verifica contabile (leggi) Ad annunciare i licenziamenti il governatore della Misericordia di Pisa, Luigi Marchetti.

Sindacati in rivolta «La procedura di mobilità – afferma la Cgil in una nota – si conclude così, in modo indegno e indecoroso per il quale c'è solo una parola da rivolgere a chi ha preso questa decisione: vergogna. Mai una trattativa sindacale è stata condotta in questo modo. Non solo il fatto che le lettere siano state inviate alla fine di luglio, con l'intento, neppure troppo velato, di perdere tempo durante il mese di agosto, ma anche la volontà pervicacemente perseguita di dare seguito ai licenziamenti come unica possibilità, escludendo, quindi, la discussione nel merito rispetto a tutti gli altri strumenti proposti». Secondo la Cgil quello dei vertici della Misericordia è stato un «atteggiamento indegno sia dal punto di vista sindacale, sia dal punto di vista etico per una realtà che ha nella propria ragione sociale il termine misericordia, appunto». Durissima anche la reazione dei Cobas che annunciano di essere pronti a «impugnare tutti i licenziamenti» seguendo una prassi che, in passato, era stata minacciata anche dai sindacati confederali pronti a far partire i decreti ingiuntivi se non vi fosse stato un accordo tra le parti. Per i Cobas inoltre «tra i responsabili morali dei tagli occupazionali» ci sono anche il «sindaco di Pisa, la società della salute e l'azienda ospedaliera che hanno approvato convenzioni senza clausole sociali» e «il misericordioso arcivescovo».