«No ai Cie in Toscana, si’ all’accoglienza diffusa». La posizione della Cgil toscana e’ riassunta da Maurizio Brotini, della segretaria regionale del sindacato. I centri di identificazione ed espulsione «non li abbiamo mai avuti qui e noi ci siamo sempre opposti a una apertura. Non li vogliamo adesso». Anche perche’ la proposta del Ministro dell’Interno Marco Minniti, quella cioe’ di rilanciare ed istituire i Cie in ogni regione d’Italia «come risposta ai recenti attentati, confligge con la logica e l’umanita’. In un mondo dove capitali e merci si spostano ad un ritmo incessante e’ illusorio impedire i movimenti delle persone che migrano per scelta o molto piu’ spesso per costrizione».
Per la Cgil, quindi, puo’ essere fatto altro. Come «la revisione del trattato di Dublino, che lega chi migra al primo Paese di approdo, quando per esempio l’Italia e’ ormai da tempo terra di transito». Inoltre servono «l’istituzione dei corridoi umanitari, una diversa utilizzazione delle risorse per l’accoglienza, l’abolizione della Bossi-Fini e del reato di immigrazione clandestina, il diritto alla cittadinanza per chi decide di restare e per chi nasce in Italia e il superamento della logica dell’emergenza». Poi sono necessarie «diverse politiche dell’accoglienza, che deve essere diffusa e strutturata su piccoli gruppi». Tuttavia, fare tutto questo serve, dice Brotini, «un coinvolgimento piu’ forte tra Regioni e Comuni; il passaggio di funzioni dal ministero dell’Interno al sistema delle autonomie locali; i poteri ispettivi dei Centri ad associazioni, consiglieri comunali e regionali; maggior utilizzazione dei centri Sprar rispetto ai Cas». Ma soprattutto un «miglioramento delle condizioni materiali di tutti coloro che vivono in Italia, autoctoni e migranti. Perche’ senza un effettivo diritto al lavoro, alla casa, alla sanita’ ed all’istruzione nessun illuministico, benche’ giusto e doveroso, appello alla tolleranza ci salvera’ dalla barbarie».