SIENA – I grandi eventi si ripetono e i migliori musicisti tornano all’Accademia Musicale Chigiana che assicura continuità ai suoi progetti.
Il 29 novembre un importante concerto prosegue la 102° Micat in Vertice al Teatro dei Rozzi. Il Quartetto Gringolts conclude il ciclo integrale dei Quintetti di Mozart con due viole su strumenti d’epoca, avviato nella precedente edizione della Micat.
Il Quartetto è nato nel 2008 a Zurigo dal desiderio di Ilya Gringolts, uno dei più ispirati violinisti della sua generazione, docente ai corsi di alto perfezionamento dell’Accademia Chigiana, di affiancare alla sua prestigiosa carriera di solista l’esperienza della musica da camera. Ha condiviso il suo progetto insieme agli amici musicisti del Quartetto, con cui ha cominciato a studiare ai seminari di Prussia Cove in Inghilterra.
Gringolts, nato a San Pietroburgo, è stato allievo di Itzhak Perlman alla Juilliard School di New York e nel 1998, a soli 16 anni, ha vinto il ‘Premio Paganini’. Da allora, si esibisce come solista con le più rinomate orchestre del mondo, come la Los Angeles Philharmonic, Chicago Symphony, Mahler Chamber Orchestra, London Symphony. È ospite dei principali Festival musicali europei. Vanta un’intensa attività discografica e di registrazione.
Il Quartetto Gringolts è formato dai violini di Ilya Gringolts, leader della formazione, e dell’armena Anahit Kurtikyan, prima parte nell’Orchestra dell’Opera di Zurigo; dalla viola della rumena Silvia Simionescu, primo premio ai Concorsi di Brescia e Osaka; dal primo violoncello dell’Opera di Zurigo Claudius Herrmann; con loro la violista Lily Francis.
Gringolts Quartet completa alla Chigiana l’incontro con uno dei vertici della produzione cameristica, occasione d’immersione nel mondo sonoro mozartiano con opere di rara esecuzione e di straordinaria bellezza. Alla formazione del quintetto d’archi Mozart dedicò sei lavori. La complessità del contenuto musicale è dovuta al periodo in cui videro la luce, quando la musica per soli archi era destinata alla pratica strumentale e all’ascolto degli ‘intenditori’.
I sei Quintetti mozartiani possono essere divisi in due gruppi. Così, dopo aver ascoltato, la prima parte di questa produzione, il Quintetto n. 1 in si bemolle maggiore K 174, il Quintetto n. 2 in do minore K 406 e il Quintetto n. 3 in do maggiore K 515, venerdì 29 novembre, questa esperienza autentica si completa con la II parte di questa integrale: Quintetto n. 5 in Re maggiore K 593, Quintetto n. 4 in Do minore K 406 e Quintetto n. 6 in Mi bemolle maggiore K 614.
I due Quintetti, K. 593 e 614, appartengono agli ultimi anni di vita di Mozart, 1790 e 1791. Si accostano allo stile haydniano, ma hanno deluso quanti vi hanno ricercato le premonizioni della prossima fine dell’autore. Mostrano infatti una impostazione brillante; ricorrono frequentemente a contrapposizioni concertanti di gruppi strumentali e chiedono ai solisti un pronunciato impegno virtuosistico. Dalla fretta e da uno spirito di compromesso generalmente contrario all’intima natura musicale di Mozart doveva nascere, nella primavera 1787, il Quintetto in do minore K. 406.
La composizione esisteva già nel 1782 nella sua originaria dimensione timbrica di Serenata per 2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni e 2 fagotti (K.388). Si tratta di uno dei rarissimi esempi, il più insigne, di autotrascrizione reperibile nel catalogo mozartiano della musica strumentale. Mozart conferì nuova veste timbrica ad un capolavoro che già travalicava i limiti storici della Serenata per fiati: l’oscuro drammaticismo con i suoi preziosi particolari di scrittura e soprattutto il suo unico e definitivo colore, risultarono sfocati sotto il nuovo e sia pur ovviamente magistrale travestimento.