«L’arma più potente che abbiamo contro la guerra è la cultura: e le città, in quanto testimonianze viventi di cultura non possono che agire da protagoniste in questa battaglia». Lo ha detto, aprendo la convention dei sindaci di tutto il mondo in Palazzo Vecchio, ‘Unity in diversity’, il sindaco di Firenze, Dario Nardella. L’evento, al quale partecipano decine di sindaci, tra i quali alcuni di città in zone di guerra, come Kobane ed Herat, premi Nobel e rappresentanti di organizzazioni internazionali, è stato organizzato nella ricorrenza dei sessanta anni dal grande convegno per la pace voluto nel capoluogo toscano nel 1955 dal ‘sindaco santo’ Giorgio La Pira.
Nella Sala Clemente VII di Palazzo Vecchio a Firenze si sono confrontati il sindaco di Kobane Mustafa Abdi, di Diyarbakır Gültan Kışanak e i delegati del sindaco di Istanbul Selamettin Ermiş ed Erman Tuncer, insieme al sindaco di Firenze e all’assessore alla cooperazione e relazioni internazionali Nicoletta Mantovani. I rappresentanti istituzionali hanno parlato della ricostruzione di Kobane e della partecipazione della città di Firenze attraverso le proprie professionalità e istituzioni. «Firenze è pronta a sostenere la ricostruzione di Kobane così come è stato fatto con quella di Herat» ha dichiarato il primo cittadino di Firenze.
Cultura, arma di pace «I beni culturali delle nostre città sono simboli: chi li colpisce vuole spaventare l’opinione pubblica mondiale e cancellare l’ identità di un popolo. Questi atti sono comparabili a crimini contro l’umanità – ha aggiunto Nardella -. Lo scopo di questo incontro internazionale è anche quello di condividere, come sindaci, un’iniziativa forte e corale per proteggere e accrescere il patrimonio culturale, affermando la cultura come strumento di pace, e rivolgendoci in questo alle organizzazioni internazionali e ai governi degli Stati».