Più associazioni per delinquere collegate tra loro avevano messo in piedi un giro di affari che in meno di due anni ha fruttato un milione di euro grazie alla vendita su internet di merce falsificata. E' quanto spiegato dal procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, illustrando a Taranto un’operazione di repressione condotta in lacune regioni italiane. Un ruolo di rilievo era rivestito da quattro cinesi, titolari di un deposito e attività a Montecatini Terme, presso i quali venivano importati e distribuiti prodotti contraffatti.

I territori coinvolti Il sodalizio criminoso più importante commercializzava poi la merce contraffatta utilizzando propri emissari in Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, Lazio, Toscana e Veneto. Le metodologie fraudolente utilizzate erano la rete internet, attraverso canali telematici creati ad hoc, quale strumento per la pubblicizzazione di annunci di merce contraffatta, nei settori dell'abbigliamento ed accessori, nonché delle calzature; metodi di pagamento per i quali i soggetti destinatari sono risultati essere dei prestanome, così come gli intestatari delle utenze telefoniche. Nel corso delle indagini, riferite agli anni 2009 e 2010, su tutto il territorio nazionale sono stati sequestrati complessivamente, oltre a documentazioni riportanti rapporti bancari e postali attestanti le movimentazioni di denaro e ai due opifici di Maddaloni e Casoria, anche materiale contraffatto di note griffe: 2.100 capi di abbigliamento, 9.000 paia di scarpe, 687 tomaie, 500 sacchetti di stoffa, 25.000 etichette e 6.000 bottoni.