«La vita è un sogno dal quale ci si sveglia morendo». Queste parole vergate dalla penna di Virgina Woolf sembrano riassumere più di tutte l’incredibile serata di gara 5 vissuta dalla Mens Sana. Una serata a cui i biancoverdi sono arrivati dopo essere stati sull’orlo del burrone, dopo aver sfiorato quella che non era una semplice eliminazione, ma anche la scomparsa della Mens Sana come la conosciamo. I ragazzi di Crespi hanno visto in faccia la loro paura più grande, l’hanno combattuta e l’hanno vinta riuscendo a proseguire in un cammino che è sempre stato minato da mille difficoltà.
#SometghingDifferent Ancora una volta questa squadra ha dimostrato di avere qualcosa da dimostrare al mondo. “Something different”, come ha ripetuto in sala stampa coach Crespi, subito dopo aver confessato ai giocatori che prima di gara 4 si era dovuto chiudere nello spogliatoio per combattere le lacrime. Ma la partita ha un suo eroe, chiaro e indistinto, uscito dal campo sulle spalle dei tifosi che hanno invaso il campo come se in palio ci fosse stato un trofeo. «E’ stato un momento da lacrime» ha ammesso Tomas Ress, ancora scosso da una partita dalle mille emozioni.
Gara 5 La sfida era cominciata come quasi tutte quelle precedenti, con entrambe le squadre che non avevano nessuna intenzione di mollare un centimetro all’avversario. Reggio era riuscita anche a chiudere il primo quarto in vantaggio di una lunghezza, prima che il ciclone Ress si abbattesse su di lei. Undici punti consecutivi del capitano nel secondo quarto hanno creato quel gap in doppia cifra tra le squadre che si è protratto fino agli ultimi cinque minuti. Quando infatti le ottime percentuali da tre punti della Mens Sana sono calate alla lunga distanza le individualità di Reggio l’hanno riportata a contatto. Un Cinciarini indomabile ha fatto di tutto per far uscire la Grissin Bon vincitrice, a tratti è sembrato il capitano che si rifiuta di abbandonare la nave, ma dall’altra parte ce n’era un altro di capitano. La giocata su cui la partita è definitivamente girata è ben identificabile e la sua genesi è stata anche molto lunga, a detta di Ress: «Quando a un certo punto ho tirato quella brutta tripla ho pensato che la volta successiva sul recupero di Cervi avrei provato a batterlo e schiacciargli in faccia, poi per fortuna le gambe le ho ancora buone». E sono buone per davvero quelle gambe se quello che ne è uscito è stata una poderosa bimane in reverse in faccia a un 2.15 con tredici anni meno di lui. Un’inchiodata che ha fatto esplodere il PalaEstra e ha di fatto deciso la gara assieme allo sfondamento successivo, preso ancora una volta da Ress.
Siena indomita Non è questo il giorno La Mens Sana è ancora viva quindi e lo sarà perlomeno per altre tre partite, oro colato per chi ancora non può arrendersi alla scomparsa di una realtà simile. Ma dopo una serie come questa l’onore deve ricadere anche su un’incredibile avversaria: una Grissin Bon che ha dimostrato coi fatti che quel settimo posto con cui ha chiuso la regular season era del tutto immeritato, perché il suo valore è molto maggiore. Dispiace quindi che qualche tifoso se la sia presa con Menetti e con i giocatori che volevano salutare il proprio spicchio di curva che li avevano seguiti da Reggio. Al netto dei veleni sputati dopo gara 4 è stata una serie drammaticamente intensa e l’atto conclusivo ne è stato il perfetto coronamento.
Semifinale Adesso c’è una Roma ben riposata ad attendere sabato la Mens Sana, una Roma che non si è fatta alcun problema a togliere il fattore campo a Cantù e poi a batterla rapidamente 3-0. Sicuramente un avversario temibile oltre a essere la riedizione della finale dello scorso anno. Ma la Mens Sana adesso sta vivendo il proprio sogno, un sogno che nessuno vuol veder finire perché ad attendere al risveglio ci saranno solo le tenebre.