L’Accademia della Crusca “bacchetta” il legislatore. Non si dice ‘home restaurant’ ma ‘ristorante domestico’. L’invito è a cambiare la terminologia della proposta di legge, approvata alla Camera ed ora passata al Senato, che disciplina l’attività di ristorazione in abitazione privata, nella quale si adopera l’espressione inglese invece di quella italiana. «È sorprendente – osserva l’Accademia – che per definire tale attività il legislatore italiano debba ricorrere all’anglismo ‘home restaurant’, quasi che l’arte culinaria casalinga del nostro Paese abbia origini oltre Manica e la lingua italiana non disponga di un termine per designare ciò che si potrebbe senz’altro denominare ‘ristorante domestico’. Questo termine risulta non solo immediatamente comprensibile per tutti, ma riunisce semanticamente tutti gli elementi della definizione che il testo di legge fornisce dell’attività in questione». Per questo la Crusca «invita i membri del Senato, ora investito dell’esame del testo di legge, a valutare criticamente l’opportunità di introdurre nella legislazione un termine straniero che, oltre a non apportare alcuna chiarezza supplementare, pare in netto contrasto con gli obiettivi della normativa».
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