Cinque tonnellate di plastica che galleggiano nel Mar Mediterraneo, alto tasso di inquinamento nell’arcipelago toscano e l’Oceano Atlantico che non gode di miglior fortuna. L’amara fotografia dell’ecosistema marino arriva da Legambiente, Arpat Toscana e Arpa Emilia Romagna attraverso il dossier “L’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino”.
Lo studio – Nell’arcipelago toscano in un’ora sono stati prelevati dai pescatori con reti a strascico 4 kg di rifiuti, di cui il 73% costituito da materiale plastico, soprattutto sacchetti. Ma la situazione non è migliore anche nel resto del Mediterraneo dove, in base agli esiti di International Coastal Cleanup, tra il 2002 e il 2006 i sacchetti di plastica sono risultati il quarto rifiuto più abbondante dopo sigarette, mozziconi e bottiglie. Sono invece complessivamente 500 le tonnellate di rifiuti in plastica che complessivamente galleggiano nel Mediterraneo e secondo l’Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare e l’Università belga di Liegi nell’estate 2010 la concentrazione più alta nel Mediterraneo era nel nord del Tirreno e a largo dell’Isola d’Elba con 892.000 frammenti plastici per km2, rispetto ad una media di 115.000. Durante tre campagne oceanografiche effettuate nel 1994-1995-1996 sulla costa francese del Mediterraneo, il 70% dei rifiuti rinvenuti in mare erano sacchetti di plastica.Negli oceani la situazione è altrettanto grave. È ormai noto il Pacific Plastic Vortex, il grande vortice dell’oceano Pacifico la cui estensione è di qualche milione di chilometri quadrati, a causa di molti milioni di tonnellate di rifiuti galleggianti, soprattutto plastica.Ma la plastica abbonda anche in altre parti del Pacifico. Nei pressi dei porti principali del Cile l’87% di tutti i rifiuti galleggianti è di plastica, metà dei quali sono sacchetti. In Giappone l’analisi sui dati tra il 2002 e il 2005 ha rivelato che il 76% del totale dei rifiuti erano in plastica, in Corea il dato è stato del 53%. Nel nord Atlantico esiste un vortice di 334mila frammenti di plastica per chilometro quadrato pari a 5 kg/km2.
I danni – Le ingenti quantità di plastica in mare, soprattutto della frazione più leggera costituita dai sacchetti, causano gravi danni alla fauna marina. A farne le spese sono soprattutto i mammiferi marini e le tartarughe che scambiano le parti di sacchetti di plastica per meduse, come testimoniano numerosi studi di università canadesi, brasiliane, spagnole e italiane riportati nel rapporto delle due Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. Secondo l’Unep e l’Agenzia di protezione ambiente svedese, di 115 specie di mammiferi marini, 49 sono a rischio intrappolamento o ingestione di rifiuti marini. I cetacei e i mammiferi marini vengono attratti da questi materiali spesso di colore acceso. Elefanti marini, delfini, capodogli, lamantini sono tutti stati trovati ingerire sacchetti di plastica. Nelle tartarughe il sacchetto di plastica, scambiato per una medusa, provoca il blocco del tratto digestivo e il conseguente soffocamento. Di 312 specie di uccelli marini, 111 sono note per aver ingerito rifiuti plastici. Tra i 700.000 e un milione di uccelli marini rimangono ogni anno uccisi per soffocamento o intrappolamento.
Troppa plastica in Italia – L’Italia è un Paese doppiamente esposto al problema della plastica e la dispersione dei sacchetti in mare sia perché è la prima nazione per consumo di sacchetti di plastica “usa e getta”, visto che commercializza il 25% del totale degli shopper in tutta Europa, ma anche perché si affaccia sul mar Mediterraneo, coinvolto come i mari del resto del Pianeta dall’inquinamento da plastica.
Siena