riabilitazioneRobot in ospedale a Fivizzano, in provincia di Massa Carrara, per la riabilitazione dei pazienti colpiti da ictus. E’ una sanità toscana in continua evoluzione e modernizzazione quella che si appresta ad entrare nel 2017 e a dimostrarlo, questa volta, ci sono Amadeo, Diego, Pablo e Motore, che non sono nuovi operatori fisioterapisti, ma sistemi tecnologici robotizzati estremamente avanzati, che integrano il lavoro svolto dai fisioterapisti in palestra per la riabilitazione degli arti superiori, nei pazienti colpiti da ictus, che a contatto con i robot, vengono proiettati come in un videogioco, mentre compiono i loro esercizi, per motivarsi e controllare i propri progressi.

La riabilitazione in un videogioco I robot  oggi fanno parte integrante dell’organico della Struttura Organizzativa di Riabilitazione Neuromotoria della Fondazione Don Gnocchi, che si trova all’interno dello stabilimento ospedaliero “Sant’Antonio Abate” di Fivizzano, e sono operativi. Francesca Cecchi, medico responsabile di entrambe le strutture spiega il funzionamento dei robot e il loro utilizzo:  «Questi dispositivi costituiscono un’importante innovazione in riabilitazione, in quanto permettono di intensificare il trattamento riabilitativo e di misurare i progressi anche dopo singole sedute di trattamento. Con questi sistemi, che propongono esercizi personalizzati, scelti ovviamente prima dal terapista, è possibile verificare costantemente il percorso riabilitativo e modulare l’intervento a seconda della caratteristiche cliniche e delle risposte del paziente. Un altro aspetto importante di queste strumentazioni è che sono in grado di coinvolgere e motivare il paziente con feedback sonori o visivi, all’interno di veri e propri programmi di realtà virtuale. Come in un videogioco, il paziente è in grado di apprezzare il proprio miglioramento ed è ingaggiato in una sfida con se stesso per progredire a livelli di difficoltà superiori».

img_5784I primi dati  Le apparecchiature arrivate a Fivizzano  offrono l’opportunità di potenziare la fisioterapia tradizionale nell’ambito della riabilitazione prevalentemente neurologica, assistendo i movimenti della mano, del polso, del gomito e della spalla. La dotazione di sistemi tecnologici sempre più all’avanguardia rientra in un progetto strategico della Fondazione Don Gnocchi che coinvolge, oltre a Fivizzano, altre sei strutture pilota disseminate sul territorio nazionale. Il progetto ha consentito di avviare uno studio multicentrico nazionale, che testa l’introduzione del trattamento robotico sui pazienti con Ictus, con l’ambizione di coinvolgere circa 300 pazienti, così da rappresentare uno dei più importanti studi su questo tema a livello mondiale. Nei giorni scorsi sono stati presentati i risultati preliminari di uno studio multicentrico, sui primi 94 pazienti, per misurare l’efficacia di questo nuovo modello, nel corso di un convegno, dal titolo “La tecnologia e la robotica in riabilitazione”, tenutosi a Roma, l’11 novembre. I dati sono stati presentati dal coordinatore nazionale dello studio, Irene Aprile: «Risultati incoraggianti; il trattamento robotico sembra migliorare anche alcuni aspetti cognitivi, oltre a quelli motori dell’arto superiore in misura maggiore rispetto al trattamento tradizionale». L’85% dei pazienti è stato reclutato entro 3 mesi dall’ictus, il 61% con età compresa tra i 60 e gli 80 anni e il 24% con età tra i 40 e i 60 anni. Nel 71% dei casi i pazienti erano affetti da ictus ischemico.

La robotica nel futuro La raccolta dei dati proseguirà fino ad aprile 2017 e  inoltre questi risultati saranno utili per comprendere in che modo la riabilitazione robotica potrà essere applicata anche ad altre patologie. «Ad oltre due anni dall’avvio delle attività della Fondazione all’interno della struttura fivizzanese – sottolinea il direttore del presidio Centro 1 e dei Centri toscani e ligure della Fondazione Don Gnocchi, Francesco Converti – abbiamo tenuto fede a quanto dichiarato nel momento dell’inaugurazione:  fare di Fivizzano, un polo all’avanguardia nel campo delle nuove tecnologie.  Si tratta di un forte investimento sul futuro e un impegno rinnovato per rispondere sempre meglio alle richieste di salute dei pazienti del territorio».