FIRENZE – C’è anche il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo (Pd) tra gli ‘impresentabili’ per l’elezione al Parlamento Europeo. Il politico dem è sotto processo per bancarotta fraudolenta nell’ambito del ‘crac’ dell’Unità, avendo ricoperto per pochi mesi il ruolo di consigliere di amministrazione della società editrice.

Per poco più di sei mesi, dal 13 luglio 2012 al 5 febbraio 2013, è stato infatti consigliere d’amministrazione della Nie, la Nuova iniziativa editoriale, società che editava appunto l’Unità.

A comunicarlo la presidente della commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo che ha reso noti i nomi dei candidati alle elezioni europee per i quali la Commissione ha constatato la violazione del codice di autoregolamentazione, per lo più per via di procedimenti giudiziari in corso. Si tratta di Angelo D’Agostino (FI), Marco Falcone (FI), Alberico Gambino (FdI), Filomena Greco (Stati Uniti d’Europa), Luigi Grillo (FI), Antonio Mazzeo (Pd), Giuseppe Milazzo (FdI).

La non candidabilità sarebbe dovuta scattare anche su impulso del Pd, che all’articolo 5 del codice etico prevede proprio che il partito si impegni «a non candidare, ad ogni tipo di elezione ­ anche di carattere interno al partito ­ coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato: a) emesso decreto che dispone il giudizio».

La replica “Ho letto il mio nome tra quelli suggeriti come ‘impresentabili’ in vista delle prossime elezioni. Per quanto mi sforzi non riesco a capire come si possa bollare come ‘impresentabile’ a 10 giorni dal voto una persona che mai ha avuto una condanna, mai ha avuto a che fare con certi ambienti e che è sempre stato e sempre sarà dalla parte della legalità e della correttezza” ha detto replicando in un comunicato stampa Antonio Mazzeo.

“Per uno come me, che ha iniziato a fare politica sulla scia dell’esempio di Falcone e Borsellino – aggiunge – vedere il proprio nome associato alla parola mafia fa semplicemente inorridire. Sono rinviato a giudizio – spiega – per un’indagine sulla chiusura del quotidiano l’Unità di cui, nel 2012 e per spirito di servizio in un momento di grande difficoltà del quotidiano, sono stato per 6 mesi membro del consiglio di amministrazione prima di dimettermi. Ho presenziato a tutte le udienze del processo, ho ribadito la mia totale estraneità ai fatti e sono fiducioso che anche i giudici, seppure dopo anni che nessuno mi restituirà, faranno altrettanto. Ma tra questo ed essere definito ‘impresentabile’, specie da un ente il cui nome fa riferimento alla parola ‘mafia’, c’è un baratro”.