La Sicilia di fine Ottocento arriva a Grosseto con uno dei classici della letteratura italiana. Mercoledì 8 gennaio alle 21 al Teatro Moderno va in scena “Mastro don Gesualdo”: lo spettacolo è anticipato dall’incontro alle 18 con il cast nel foyer di via Tripoli. La compagnia, composta da Rosario Marco Amato, Pietro Barbaro, Giovanni Fontanarosa, Rosario Minardi, Vincenzo Volo, Alessandra Falci, Francesca Annunziata e Doriana Nobile, è guidata dall’attore siciliano Enrico Guarneri che veste i panni del celebre protagonista nato dalla penna di Giovanni Verga, Gesualdo Motta, l’ambizioso manovale siculo che riesce ad arricchirsi e a veder dilapidata tutta la sua fatica, in una tragicommedia ambientata nel piccolo paese di Vizzini, quello che ha dato i natali anche a Verga.

Lo spettacolo La messa in scena dello spettacolo è opera del regista Guglielmo Ferro, figlio d’arte di Turi, interprete dell’opera “Mastro don Gesualdo” nel 1967, che da tempo si dedica alla drammaturgia adottando una tecnica registica di respiro contemporaneo e internazionale. Dalla sua profonda conoscenza del teatro moderno, con un gusto minimalista e attuale e nel rispetto assoluto del valore storico-letterario del testo, Ferro mira a una trasposizione più moderna di “Mastro don Gesualdo”. La rielaborazione drammaturgica di Micaela Miano rielabora in chiave moderna l’incessante e frenetica attività di speculazione di un mondo materialista, dove non c’è posto per i sentimenti, un contesto praticamente senza spazio né tempo, in cui i personaggi sono fotografati come marionette e come tali non possono fare altro che andare incontro al proprio destino, che niente e nessuno potrà cambiare. Don Gesualdo riuscirà quindi a diventare ricco con il proprio lavoro, ma la sua ambizione verrà visibilmente osteggiata dalla borghesia del paese e lo condurrà a essere trattato con disprezzo e con ironia, fino al naturale drammatico epilogo della vicenda. Guarnieri interpreta alla perfezione il protagonista del romanzo, riuscendo a caratterizzarlo in ogni fase della sua esistenza. La scenografia minimale è funzionale all’andamento della storia, non distrae il pubblico ma lo guida in ogni passaggio, da una scena all’altra. Incontrare personaggi così complessi e celebri è una sfida, ma Ferro e Guarnieri l’hanno vinta.