FIRENZE – Margherita Buy sabato 17 febbraio a Firenze per presentare il suo esordio alla regia “Volare”, dove racconta, con la sua caratteristica ironia e interpretando il ruolo da attrice protagonista, una nevrosi che ha nascosto a lungo (e non ha ancora del tutto superato): la fobia dell’aereo. «Condividere le proprie fragilità è liberatorio, ci fa sentire meno soli e strani» ha rivelato l’attrice che adesso veste i panni di regista.

Buy sarà presente per un saluto in sala al cinema Astra alle 18.15, al cinema Fiamma alle 19.00, al cinema Cabiria di Scandicci alle 21.15. Dopo ognuno dei suoi saluti, sarà proiettato il film. All’Astra ci sarà anche un momento di incontro con il pubblico al termine della proiezione.

Il film racconta la paura di volare che attanaglia AnnaBì, un’attrice di talento che potrebbe aspirare al successo internazionale, se si decidesse a salire su quel maledetto aereo. Anche l’occasione della sua vita, un film diretto dal regista coreano del momento, si sgretola miseramente per la paura di volare. E AnnaBi si ritrova a interpretare la quinta stagione di una popolare e un po’ insulsa serie tv. Ma ecco il colpo di scena: l’amata figlia è stata accettata da una prestigiosa università americana, sulle coste del Pacifico. E ora? Rinuncerà ad accompagnarla? La rivedrà quando farà ritorno? E se non facesse ritorno? Quel che non ha potuto la carriera, può l’angoscia di perdere la figlia. Così AnnaBì si iscrive a un corso della compagnia di bandiera, pensato proprio per chi ha paura di volare.

“Non era certo una mia priorità quella di dedicarmi alla regia – ha detto Buy – ma quando ti capita di vivere qualcosa che ti ha sorpreso e divertito e che ha cambiato il tuo modo di vedere un certo fatto, magari una certa paura, allora può nascere lo strano e forse insano desiderio di raccontarla a modo tuo. Con Doriana Leondeff e Antonio Leotti abbiamo scritto un testo, a nostro parere divertente, che racconta una delle paure più diffuse al mondo: quella di volare. La protagonista si trova a condividere il suo terrore con un gruppo di sconosciuti, diversissimi da lei ma profondamente simili perché accomunati dallo stesso problema. La speranza è che attraverso la storia di questi personaggi e delle loro paure il pubblico possa riconoscersi e sorridere delle proprie fragilità, magari mai confessate. Mentre io devo confessare che questa esperienza alla regia purtroppo mi è molto piaciuta, nei suoi aspetti creativi, nella novità di stare per una volta dietro la macchina da presa, e nell’incredibile scoperta che attori di grande talento e altissima professionalità mi abbiano presa sul serio”.