Un mancato introito di 3,2 milioni nel 2014 e uno di 2,6 milioni nel 2015. A quasi 6 milioni di euro in due anni avrebbe rinunciato a incassare l’amministrazione comunale di Carrara dai gestori delle cave cosiddette “beni estimati”, ovvero quei bacini marmiferi che oggi di fatto sono considerati privati. Lo sostiene il M5S di Carrara attraverso un esposto alla Corte dei Conti presentato da Francesco De Pasquale, portavoce in Consiglio comunale del Movimento 5 Stelle e candidato a sindaco alle prossime elezioni amministrative.
La situazione in 29 punti e 15 allegati «Dal momento che, secondo noi, come secondo la Corte Costituzionale, queste cave fanno parte del patrimonio indisponibile del Comune – ha sottolineato De Pasquale nel corso di una conferenza stampa – si tratta di mancati introiti derivanti da una delibera di giunta del 2012 in cui l’amministrazione comunale ha applicato sconti sostanziosi sui canoni di concessione, cosa avvenuta precedentemente ma solo in maniera simbolica». L’esposto alla Corte dei Conti è frutto di un lavoro di squadra durato diversi mesi, ha voluto sottolineare De Pasquale, che ha presentato alla stampa la denuncia insieme a Pierpaolo Ianni, ricercatore dell’Università Cattolica di Milano e collaboratore della portavoce in Senato, Sara Paglini. «Il documento inviato alla Corte di Firenze – ha spiegato Ianni – è composto da 29 punti e 15 allegati e ripercorre la storia di una vicenda lunga quasi mezzo millennio che parte dal 1574, passando poi per l’editto di Maria Teresa D’Este del 1751 fino ad arrivare ai giorni nostri».