PECCIOLI – A Lajatico, che ha visto la netta affermazione del no al referendum sulla fusione con Peccioli, l’esultanza è stata palpabile e quasi liberatoria. A Peccioli il quesito sembra invece non aver minimamente entusiasmato gli elettori, visto anche il forte astensionismo. Sulla mancata fusione abbiamo sentito Magdi Nassar capogruppo di ‘Cittadini per Peccioli’ probabile futuro candidato sindaco a Peccioli.
La fusione fra Peccioli e Lajatico è stato un “cavallo di battaglia” non da poco per il sindaco Macelloni. Come giudica l’esito di questo referendum e quali conclusioni dovrebbero trarre, a suo parere, entrambe i sindaci che hanno promosso il processo di fusione?
Un referendum, di per sé é sempre una buona cosa, se ci sono le dovute garanzie riguardo alla possibilità dei cittadini di esprimersi. Una garanzia fondamentale é la terzietà del Comune, che é di tutti, per cui non puó fare propaganda; sarebbe come se alle elezioni amministrative il Sindaco uscente utilizzasse i mezzi ed il personale dell’ente per farsi propaganda elettorale. Quando ti muovi con questo livello di scorrettezza e di inadeguatezza amministrativa esponi l’ente in questo modo e poi riesci anche a perdere comunque, dovresti riflettere e in coerenza andartene. Qui si ribalta la realtà, spingendosi fino ad attaccare un paese intero con volantini e manifesti rancorosi, utilizzando peraltro -cosa peggiore- lo stemma comunale ed il titolo dell’Amministrazione.
Sono atteggiamenti inqualificabili che purtroppo si addicono solo a persone che nel loro agire politico non ammettono concetti come la comunità e l’ascolto ed interpretano il proprio ruolo con autoritarismo egoista. Mi sono stupito solo che un signore come Barbafieri, che conoscevo per la sua qualità umana, si sia prestato a questa operazione incosciente, esponendo così il suo Comune. Ora il paese rischia di trovarsi senza servizi ed in grave difficoltà perché il suo collega ha annullato seduta stante le convenzioni. Non é accettabile da parte di un amministratore.
Rimanendo invece in territorio pecciolese, come è da interpretare l’esito referendario e se, secondo lei, avrà ripercussioni politiche pratiche anche in funzione delle prossime amministrative.
A Peccioli c’è rassegnazione e l’astensionismo é un indice preoccupante. É quello che succede quando subentra la convinzione di non poter incidere nelle scelte e il fatto che qualcuno decide come vuole per noi e che siamo comunque ininfluenti. La politica non é un mandato in bianco o una finestra che si apre ogni cinque anni – come la definí Macelloni ndr – . É ascolto, interazione con la comunità. Se tu che sei il Sindaco osteggi i comitati e attacchi scompostamente chi si esprime contro il tuo pensiero nelle assemblee pubbliche, oppure gli impedisci di parlare, come fa a formarsi un pensiero critico nella cittadinanza, ad organizzarsi e ad emergere? Quella sul referendum é una partita diversa rispetto alle amministrative: cambiano gli elettori, cambiano le convinzioni, cambiano gli interessi in gioco.
Quali sono i temi e le sfide che secondo lei Peccioli, Lajatico, ma anche le altre realtà dell’Alta Valdera, dovrebbero affrontare in un prossimo futuro, senza necessariamente andare a mortificare la propria identità di Comuni?
Peccioli e Lajatico hanno sfide e problemi ben diversi: per Lajatico non mi esprimo perché non conosco a sufficienza il paese, anche se credo che la battaglia maggiore sará quella di trovare sinergie in contesti coerenti per dimensione e vocazione territoriale, in modo da condividere, ma senza essere fagocitati, potendo avere un ruolo ed associando i servizi.
Per Peccioli la sfida maggiore é l’emancipazione da questo “Sistema Peccioli” edificato da Macelloni, che in se é un concetto distorto e democraticamente molto problematico; le comunità si reggono su principi che confliggono con quelli di un modello del genere, e purtroppo anche se i risultati apparenti ci sono, politiche di quel tipo danneggiano irrimediabilmente i territori. Abbiamo grandi opere pubbliche sovradimensionate – prosegue Nassar – una azienda pubblica che decide molto e persino un apparato culturale che impone i suoi modelli, ma i cittadini vivono con un reddito procapite bassissimo, tra i piú bassi della Valdera e della Regione. Il passaggio culturale necessario é la presa d’atto del ruolo di una amministrazione. Una buona amministrazione attua politiche che fanno crescere il territorio, non lo rendono succube; permette alle imprese di crescere e ai cittadini di guadagnare dignitosamente. Una buona amministrazione ti permette di emanciparti, di crescere nel territorio. Da qui é passato circa un miliardo di euro durante l’esperienza Macelloni, e il territorio é uscito impoverito culturalmente ed economicamente, senza aziende e con pochissimo associazionismo attivo. Quello che può permettersi il Comune non conta, conta quello che possono permettersi i cittadini.
Un Comune in cui, per vivere, un centinaio di famiglie povere deve aspettare i buoni elargiti dall’Amministrazione, evidentemente non é gestito da una buona politica. Questo non é un modello di sviluppo etico, anzi non é affatto un modello di sviluppo.