smog_1.jpgE’ un quadro fatto da “luci e ombre” quello che emerge dal dossier firmato da Legambiente, ‘Mal’Aria 2017′ in Toscana, l’analisi che fa il punto sui dati raccolti nel 2016 e che va a radiografare l’inquinamento atmosferico separandolo su piu’ fronti: pm10, pm2,5, biossido di azoto e ozono. «Dal rapporto- spiega Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana- emerge un bilancio annuale mediocre per la Toscana, anche se in generale ci sono stati dei miglioramenti». Aspetti positivi «che non sottovalutiamo. C’e’ un leggero miglioramento, anche merito delle politiche messe in campo, rilevato soprattutto sulle citta’ capoluogo di provincia», e c’e’ stata «la componente fortuna, legata al meteo e al clima, visto che quando c’e’ vento i parametri si diluiscono». Tuttavia, continua, «se andiamo ad analizzare i dati di alcune centraline, soprattutto nella piana lucchese e nell’area tra Pistoia e Prato, con particolare riferimento a Capannori (Lu) e Montale (Pt), la situazione e’ da allarme sanitario». Anche perche’ «l’Oms ha accertato che il particolato fine e il biossido di azoto sono tra le cause scatenanti di una miriade di patologie cardiovascolari e respiratorie». Vi sono quindi «situazioni acute veramente molto gravi».
Firenze preoccupa per biossido d’azoto Secondo la classifica di Legambiente “Pm10 ti tengo d’occhio”, tra i capoluoghi di provincia monitorati nessuna citta’ ha superato il bonus di 35 giorni previsto dalla legge, anche se «restano comunque alti i livelli delle polveri». Capannori, invece, si aggiudica la maglia nera per il record di sforamenti da Pm10: 44 nel 2016 contro i 35 consentiti dalla legge. Immediatamente dopo Montale, che conta 43 sforamenti. Firenze sta sotto la soglia di allerta, con le situazione peggiori registrate stazione di traffico Gramsci e in quella di fondo-industriale di Signa (rispettivamente 24 e 26 sforamenti). Dati preoccupanti si evidenziano anche nel Valdarno aretino e nella Valdichiana dove si nota la centralina di fondo Arezzo Repubblica con 27 superamenti. «Appena sotto la soglia ma comunque non meno allarmanti» i numeri di Prato nelle due centraline di via Roma e di via Ferrucci (con 31 e con 26 giorni fuori i limiti). Per quanto riguarda il particolato fine (il Pm2,5) il valore medio annuale limite (25 microgrammi al metro cubo) non e’ stato superato da nessuna centralina toscana, «pero’ nelle zone Prato-Pistoia e Valdarno Pisano-Piana Lucchese si hanno medie non molto distanti dal valore obiettivo». Sul fronte del biossido di azoto e’ Firenze la citta’ a preoccupare di piu’: «In alcune centraline Arpat a Firenze, due stazioni in particolare di traffico come Ponte alla Mosse e viale Gramsci, la situazione e’ veramente fuori controllo. Ripeto, sono stazioni di traffico, pero’ la situazione ci preoccupa».  Sul biossido di azoto il valore limite di riferimento si attesta sui 40 microgrami per metro cubo di aria. In viale Gramsci, invece, la quota si attesta su «65 microgrammi di media annuale», mentre in Ponte alle Mosse su 41. Per quel che riguarda, infine, le fonti emissive, spicca sempre il traffico automobilistico, che continua a essere la prima fonte di inquinamento. Poi, in inverno, le caldaie e «parliamo del 30% della quota di inquinanti»; terzo la produzione industriale.