Un canale che dura tutto un libro non penserai mica che sia come il racconto di un fiume?
Ecco, è questa la domanda che Marino Magliani pone nelle prime pagine del suo “Il canale bracco”, piccolo grande libro, uscito per la collana Bassastagione di Fusta editore, con cui ritrovo uno scrittore elegante e di sostanza, che nelle sue divagazioni con le parole e i passi sa restituirmi luoghi del cuore (e il cuore dei luoghi).
E come altre volte qui c’è quell’Olanda che Magliani da anni ha scelto di abitare (non senza che compaia anche la sua Liguria, quella Liguria che, con qualche sorpresa per chi non è ligure, è fatta di montagna, roccia, poche coltivazioni mantenute col sudore). L’Olanda che non è quella di Delft, delle vecchie città dell’Hansa, dei quadri di Vermeer e dei grandi fiamminghi.
Il Noordzeekanal unisce il mare del Nord all’IJ, un lago che si trova nella provincia dell’Olanda Settentrionale e bagna Amsterdam.
Le prime parole fissano le coordinate geografiche. Il resto è un viaggio: 21 chilometri, tanto è lungo il canale. Ma quante cose, per chi ha lo sguardo giusto e senza fretta. L’acqua salmastra, le chiuse, l’andirivieni dei carghi, i pescatori sui moli, gli uccelli che disegnano geometrie nel cielo del nord. La compagnia di un vecchio amico, Piet, disoccupato professionista che gli ha insegnato a guardare l’Olanda come “La lezione di anatomia” di Rembrandt.
Libri sui fiumi diversi, su un canale mai. Un libro su un mondo a parte. Un libro che ci voleva la penna di uno come Marino Magliani.