«Sono un comunista democratico che si è formato ai tempi di Enrico Berlinguer. Se vi andate a rileggere quello che diceva sulla questione morale credo che sia ancora di estrema attualità e forse noi del Pd faremmo bene a riprenderlo, a rileggercelo, per capire anche qualche orientamento di fondo su come comportarsi in questo periodo molto travagliato». Parole del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, a margine del Meeting dei diritti umani a Firenze, parlando degli sviluppi dell’inchiesta “Mafia capitale”. «La politica ha l’obbligo di reagire – ha aggiunto il governatore della Toscana -. Certo, ha l’obbligo anche di fare pulizia e di selezionare meglio i gruppi dirigenti, di ridiventare una politica che non si basa sul potere ma sugli ideali, e vede il potere come uno strumento per realizzare le cose, non per qualcosa di fine a sé stesso, o peggio ancora per arricchirsi. La speranza vera è rappresentata da una nuova leva di giovani che vogliano impegnarsi su queste idee: io sono fiducioso».
Enrico Rossi su “Mafia capitale” «È bene rendere pubblici i nomi di chi finanzia le cene; poi per le cene private ognuno fa il suo. Quella non era una cena privata e quindi è bene che sia reso pubblico chi vi ha partecipato, soprattutto chi non ha pagato». Così invece Enrico Rossi ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se, a suo parere, vi fosse la necessità di rendere pubblici i nomi di chi ha partecipato a Roma alla cena di finanziamento del Pd alla quale avrebbero preso parte anche rappresentanti della cooperativa 29 giugno, coinvolta nell’inchiesta “Mafia Capitale”. Quanto al tema politico del finanziamento ai partiti, Rossi ha spiegato che lui era «favorevole al finanziamento pubblico, e ovviamente mi hanno massacrato per questo – ha detto -. A tutti deve essere data la possibilità di fare politica. I politici dovrebbero stare molto attenti a chiedere i finanziamenti ai privati. È molto scivoloso il tema del finanziamento privato. Siamo obbligati a farlo ma è un tema scivoloso. Ci vuole una discreta statura morale, una certa rigidità. Mi auguro che questo diventi argomento di discussione fra un po’, anche se non ora, nel partito, e che si riconsiderino un po’ queste cose. Forse siamo stati un po’ frettolosi a togliere il finanziamento pubblico». Su questo argomento Rossi ha osservato che «anche negli Stati Uniti lo stanno ridiscutendo come tema. Si sono accorti che la spesa per le elezioni sta lievitando ogni misura, ed anche loro, che annienterebbero a due mani quello che si mette i soldi in tasca, si stanno ponendo il problema se le lobby, attraverso il finanziamento della politica, non condizionino troppo la politica. Anche questo non è un argomento banale su cui è bene che si rifletta».
Rossi: «Politici che rubano? A loro il triplo della pena» «Sono d’accordo con quanto ha deciso il premier, Renzi ha reagito bene. Mi sembrano provvedimenti molto importanti che rispondono anche ad un bisogno di giustizia che c’è fra la gente – ha concluso infine il governatore toscano -. Dare il segnale che non si scherza, che non si può ricorrere a patteggiamenti, per poi magari ricominciare un’altra volta. Chi ruba in politica deve essere punito tre volte di più, non ci devono essere prescrizioni, e poi si deve incidere sul patrimonio perché è un reato gravissimo da parte di chi è rappresentante pubblico intascarsi ciò che tutti i cittadini danno allo Stato attraverso le tasse. Questo Paese ha bisogno di guardarsi allo specchio e di vedere le sue brutture, la sua cultura tutta basata sull’idea di successo, degli affari, riscoprire un senso di comunità, di fratellanza, di aiuto reciproco, senza il quale non abbiamo molto futuro», ha concluso Rossi.