Cortona organizza una nuova mostra internazionale su uno dei misteri più grandi dell’antichità: quello della scrittura etrusca. Arriverà il 19 marzo nella sede del Maec e si concluderà il 31 luglio. I cortonesi l’hanno fatta grossa, un’altra volta. Sì perché dopo le mostre internazionali con il British Museum di Londra e l’Ermitage di San Pietroburgo, questa è la volta del Louvre di Parigi. “Etruschi Maestri di Scrittura” è infatti realizzata dal Maec in collaborazione col prestigioso museo francese e col sito archeologico Lattara Museo Henri Prades Montpellier. Alla presentazione di quest’oggi a Firenze erano presenti il sindaco di Cortona Francesca Basanieri, l’assessore alla cultura della Regione Toscana Monica Barni, il console francese a Firenze Isabel Mallez, il Lucumone dell’Accademia Etrusca di Cortona Giovannangelo Camporeale e il conservatore del Maec Paolo Giulierini.
Barni: «Riscopriamo le radici comuni di Italia e Francia» «Con questa mostra riscopriamo le radici comuni di Francia e Italia, ripartendo dalla Toscana». Sono queste le parole con le quali l’assessore Barni ha inaugurato l’evento. «Parliamo ad un pubblico internazionale, ai turisti francesi, parimenti che a quelli italiani» ha aggiunto. Dopo è stata la volta del sindaco Basanieri che ha insistito sul valore di questa mostra che intende «riunire sotto il cappello dell’arte e della cultura i popoli europei, proprio come ci hanno insegnato gli etruschi. Popolo capace di uscire dai confini nazionali nel segno della contaminazione e della collaborazione con altri popoli. Costruiamo ponti tra i popoli d’Europa partendo dalla nostra cultura e identità comuni». Il console francese a Firenze Mallez non è stata da meno parlando di questa mostra come un «evento culturale portatore di crescita per Italia e Francia». Ha poi proseguito proponendo un nuovo evento di presentazione della mostra, da svolgersi in Francia però, per far muovere i turisti francesi verso Cortona, alla scoperta dei tesori etruschi arrivati in Italia dalla Francia.
Modello cortonese, modello di cultura vincente Le parole più forti sono state quelle pronunciate da Giulierini, curatore dell’esposizione e, dallo scorso agosto, nuovo direttore del museo Archeologico di Napoli. «Questa mostra ha una grande pretesa: è come se fosse la seconda tappa di un viaggio iniziato nel 1985 a Perugia con la mostra ‘Scrivere Etrusco’ – ha detto – . Oggi, dopo 30 anni, abbiamo il compito di mostrare i tanti progressi scientifici fatti. Abbiamo oltre 100 pezzi in mostra, per un percorso ricco di tesori. Vedremo la Tabula Cortonensis insieme alla Mummia di Zagabria, alla Lamina di Pyrgu e alle opere del Museo del Louvre e del Museo Henri Prades di Lattes. Il nostro metodo espositivo è attento ad ogni visitatore. Preserviamo il concetto del bello senza perdere il tecnicismo. La mostra è felicemente fruibile da esperti e turisti, curiosi e studiosi. Questo perché noi ci rivolgiamo al grande pubblico. Questo è quello che io chiamo “Metodo Cortonese”. Significa anche non scindere questa mostra dal nostro museo: un unico biglietto di ingresso e un allestimento pensato per rimanere nel museo e arricchirlo di valore. Nè ora nè mai dobbiamo togliere soldi ai musei per fare mostre. Dobbiamo creare occasioni culturali che arricchiscano i musei e che portino e riportino le persone nei musei. Per una cultura che si espanda e generi profitto.Il “Metodo Cortonese” funziona – continua Giulierini – tant’è che l’ho portato a Napoli, in un museo dieci volte più grande e dieci volte più indietro del nostro. Un museo non è uno scrigno chiuso di tesori, per vivere e svolgere le sue funzioni si deve aprire alle collaborazioni. Con questa mostra Cortona si apre al mondo. Non solo il Maec o l’Accademia Etrusca, ma tutta la città».
La mostra L’esposizione è la prima, dopo molto tempo, ad essere incentrata sul tema del linguaggio scritto utilizzato dalla misteriosa civiltà dell’Italia centrale: protagonisti, tra gli altri, uno dei più lunghi testi etruschi ritrovati, la tabula cortonensis e altre importanti ritrovamenti come la mummia di Zagabria e le lamine di Pyrgi. Molti dei reperti esposti arrivano in prestito da musei sparsi per il mondo e ‘parlano’, anche grazie ai diversi tipi di supporti su cui sono stati vergati, delle diverse sfere della vita privata e pubblica: ci saranno oggetti del vivere quotidiano, ma anche funerari, e poi statue, documenti, politici e giuridici.