Dopo 106 anni, la Macchina del parto torna a Pistoia, dove è stata ideata a fine Settecento e custodita fino al 1913. L’apparecchio didattico, che fino a pochi giorni fa era esposto nelle sale della sezione medica dello Science Museum di Londra, sarà accolto al Museo dello Spedale del Ceppo grazie alla fitta corrispondenza intrapresa dal Comune con l’istituzione londinese e a quanti, già dagli scorsi anni, hanno lavorato, effettuando un’approfondita attività di ricerca per riportare a casa lo strumento didattico. Il museo pistoiese, che ha sede nella parte storico-monumentale dell’ex complesso ospedaliero, si riappropria e arricchisce così di un prezioso cimelio che in passato ha contribuito ad accrescere il prestigio della sanità pistoiese, particolarmente apprezzata oltremanica. La Macchina del parto è esposta al Museo dello Spedale del Ceppo, in piazza Giovanni XXIII, aperto dal martedì al venerdì dalle 10 alle 14 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 18.

Il vicesindaco Celesti: «Testimonia come l’evento nascita sia sempre stato un fiore all’occhiello dell’ospedale» «Oltre all’importa che riveste in sé, come cimelio didattico di elevato valore storico e documentale, la Macchina del Parto testimonia anche come l’evento nascita sia sempre stato un fiore all’occhiello dell’ospedale e della scuola medico-chirurgica dello Spedale del Ceppo – ha detto Anna Maria Celesti, vicesindaco e assessore alle Politiche di tutela e promozione della salute – . Da secoli, la realtà di Pistoia è particolarmente apprezzata e all’avanguardia su alcune branche della medicina, aspetto testimoniato proprio da questo prestito, avvenuto nei primi del Novecento. Oggi il rientro del macchinario riporta alla memoria una lunga tradizione medica, quando il parto e la nascita erano vissuti in modo diverso, sicuramente con meno attenzioni e sicurezza di oggi».

da sinistra: il direttore del dipartimento Rete sanitaria territoriale Daniele Mannelli, Arianna Maggiali, direttore di Ostetricia, la responsabile Unità Operativa Musei Civici di Pistoia Elena Testaferrata, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, la vicesindaco Anna Maria Celesti e Pasquale Florio, direttore dell’Area A2 Ginecologia

L’inaugurazione Alla cerimonia, presenziata dal sindaco Alessandro Tomasi, in rappresentanza dell’Azienda USL Toscana centro hanno partecipato i dottori Daniele Mannelli direttore del dipartimento rete sanitaria territoriale, Lucilla Di Renzo direttore del presidio ospedaliero San Jacopo, Silvia Mantero dello staff direzione sanitaria aziendale, direttore del dipartimento rete sanitaria territoriale, Arianna Maggiali direttore ostetricia professionale e Pasquale Florio direttore area ginecologia e ostetricia e direttore delle ginecologie di Empoli e Pistoia. Il dottor Florio ha spiegato che «il ritorno della macchina del parto all’interno del museo dell’Ospedale del Ceppo ha un significato simbolico che va ben oltre l’oggetto stesso. E’ uno strumento anatomico utilizzato per la didattica dai primi decenni dell’Ottocento – ha detto il medico – e ciò fa comprendere che in questo ospedale, sede anche di una delle prime Accademie di Medicina, si pensava già in quegli anni all’importanza dell’insegnamento e di come la conoscenza sia parte integrante del fare». «Per l’Azienda e per gli amici del Ceppo, per i colleghi tornare in questo luogo che è stato completamente recuperato, ora anche arricchito da questo ritorno, è un’occasione per rivivere l’ospedale del Ceppo sotto una luce rinnovata – ha invece detto Mannelli – e non dimentichiamo poi che sull’area del Ceppo la nostra Azienda farà un centro di servizi socio sanitari per i cittadini che sarà adiacente all’area storica del Museo».

La Macchina del parto Realizzato in legno e pelle, l’esemplare rientrato da Londra riproduce la parte inferiore del busto femminile e serviva a insegnare agli studenti della scuola medico-chirurgica dello Spedale del Ceppo le procedure da attuare durante il parto. Si tratta probabilmente di uno degli ultimi dispositivi medici risalenti al Settecento rimasti integri fino a oggi. Grazie all’interessamento e alle ricerche archivistiche dell’Associazione Amici del Ceppo, che svolge la sua attività in collaborazione con l’Azienda Usl Toscana Centro, e di molti studiosi e appassionati d’arte pistoiesi, la Macchina del parto torna nella città in cui è stata utilizzata per decenni, recuperando così anche un pezzo di storia della medicina dell’epoca. Un esemplare simile a quello proveniente da Londra è già in possesso dello Spedale del Ceppo, ma si tratta di un apparecchio più semplice, danneggiato durante la seconda guerra mondiale e mancante della cupola del fondo dell’utero e della bambola di stoffa che riproduce il nascituro.

Un po’ di cenni storici Della presenza di una macchina ostetrica all’ospedale del Ceppo, come strumento usato per la simulazione dei parti durante le lezioni, si hanno notizie certe dai primi decenni dell’Ottocento. Secondo quanto emerso dalle ricerche effettuate, infatti, l’esemplare fu prestato dal medico pistoiese Dario Lascialfare all’allora direttore dello Science Museum di Londra nel 1913, su esplicita richiesta dell’autorità londinese che, in visita al Ceppo, lo aveva visto restandone entusiasta. Non si trattò di un dono, quindi, ma di un prestito al museo britannico. La macchina giunse a Londra il 26 giugno di quello stesso anno e per più di cento anni è stata esposta nella sezione medica dello Science Museum. Oggi, il dispositivo viene restituito al Ceppo. Tra i documenti ritrovati all’Archivio di Stato di Pistoia, il trasferimento dell’apparecchio didattico è attestato anche da un atto dell’ospedale del Ceppo del 1913 che riporta la seguente dicitura: “il Presidente comunica che la Direzione del Museo Storico testé aperto a Londra ha fatto domanda di ottenere in prestito l’antico modello in cuoio, usato per insegnare ginecologia”.

 

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