La mattanza continua. Questa volta viene colpito il cuore della zona di produzione del pecorino di Pienza. In piena Val d’Orcia. L’ennesimo attacco dei lupi contro un allevamento di pecore, constata la Cia Siena. Sette pecore sono state trovate uccise, azzannate alla gola in modo chirurgico, come solo i lupi sanno fare. Oltre venti sono quelle disperse e, secondo l’allevatore, non torneranno più, visto anche che l’azienda si trova all’interno della riserva naturale di Lucciola Bella dove oltre ai lupi, vivono diverse centinaia di cinghiali. «E quello che non mangia il lupo, se lo mangia il cinghiale» commenta sconsolato Giuseppe Bussu, titolare di Fattoria Pianporcino, allevatore e produttore di uno più rinomati e pregiati pecorini di Pienza. Per l’azienda è il primo attacco di questo genere, ma a pochi chilometri, sempre in Val d’Orcia, gli allevatori stanno vivendo un incubo senza fine – specialmente le aziende di più piccole dimensioni -, dopo i ripetuti raid del lupo in allevamenti a Castiglione d’Orcia e Radicofani.
«Ora basta. Ormai siamo di fronte ad una strage continua – sottolinea Luca Marcucci, presidente Cia Siena -, gli allevatori si trovano soli ed indifesi, vedono messa a repentaglio la loro attività. Occorre insistere con azioni mirate a limitare la presenza dei lupi, canidi ed ibridi nelle nostre campagne. Il Piano Lupo va approvato senza tentennamenti, i nostri agricoltori ed allevatori non ce la fanno più, sono esasperati». «E’ messo a repentaglio il sistema socio-economico di intere aree della provincia – aggiunge Roberto Bartolini, direttore Cia Siena –, la politica deve andare oltre agli interessi delle lobby animaliste, secondo cui vale di più un singolo lupo, anziché interi greggi di pecore, la sostenibilità economica di intere famiglie e quella sociale delle aree rurali, che senza i nostri agricoltori e allevatori subirebbero l’inesorabile abbandono. È urgente difendere il reddito degli agricoltori, messo a rischio dai predatori. Questa situazione sta creando un grosso danno all’economia del territorio. Le nostre aziende sono allo stremo, molte stanno chiudendo».
L’attacco di Pianporcino – «I lupi – racconta Giuseppe Bussu – sono entrati all’interno della stalla e azzannato al collo le pecore, in piena notte. Pecore che hanno fatto pressione e hanno buttato giù il cancello, disperdendosi per la campagna. Abbiamo tre cani da guardia, ma ogni notte, stando dentro una riserva naturale, si avvicinano animali di qualunque tipo, soprattutto cinghiali, per cui è difficile capire l’allarme dato dai cani. La situazione per noi allevatori è drammatica, è difficile andare avanti così, bisogna fare qualcosa. Nel mio caso, inoltre, essendo in un’oasi è tutto più difficile, i cinghiali sono in aumento, per tre che vedi ce ne sono trenta; i lupi ormai arrivano nelle case, non hanno paura dell’uomo. Chi parla del lupo come un animale docile non lo conosce, non l’ha mai visto di fronte un animale famelico ed aggressivo di 50 kg, uno spietato killer. Siamo noi allevatori le vere vittime».
Il danno economico diretto è importante (circa 100 euro a capo il costo attuale) ma comunque secondario: quello che Bussu e gli altri allevatori vogliono è poter lavorare e vivere in questi territori, vogliono una tutela che oggi non è garantita. Oltre alle pecore disperse ed uccise, si devono contare aborti e una minore produzione del latte da parte degli animali, dopo il grande spavento in seguito all’attacco.