Le figure dell’uomo moderno scolpite da Alberto Giacometti. Forme esili, longilinee, quasi invisibili che si contrappongono alla maestosità delle opere di Canova e Bernini. Sono 40 i capolavori dello scultore svizzero, tra i più importanti artisti del ‘900, ospitati nelle meravigliose sale di Galleria Borghese a Roma fino al prossimo 25 maggio. La mostra e’ organizzata e curata da Anna Coliva, direttrice della Galleria Borghese e da Christian Klemm, autore delle monografie più importanti dell’artista.

L’uomo che cammina di Giacometti diviene l’emblema del viaggio nel tempo della rappresentazione umana: la tragicità della scultura del ‘900 con le sue forme esili viene messa a confronto con la robustezza delle forme classiche nel tempio della scultura della Galleria Borghese. Quaranta bronzi, gessi e disegni del grande artista dialogano con i capolavori della scultura greco-romana ed egizia, con Paolina del Canova e Dafne del Bernini.

La Femme qui marche (1932/1936) è nera e misteriosa come le sfingi di basalto della sala egizia; l’Homme qui chavire(1950) vacilla e perde l’equilibrio come il (1623/1624).«Tutto il percorso degli artisti moderni è in questa volontà di afferrare, di possedere qualcosa che sfugge continuamente… È come se la realtà fosse continuamente dietro i velari che si strappano. Ce n’è ancora un’altra, sempre un’altra», diceva Giacometti a proposito della rappresentazione che uno scultore tenta di fare del reale e la mostra è l’occasione per vedere le forme sottili ed allungate di uno dei maggiori interpreti dell’arte contemporanea.