«Vado accattando musiche e musicanti per le terre dei padri nel paese dell’Eco che mi hanno detto risuonare di suoni». E’ l’espressione chiave ripetuta dal protagonista del nuovo libro di Vinicio Capossela “Il paese dei coppoloni”, presentato lunedì a Firenze dal cantautore ed artista di origini irpine.
Il libro è stato presentato alla libreria Red Feltrinelli ed è il volume con cui la casa editrice milanese ha deciso di puntare al prossimo Premio Strega. «Questa cosa mi inorgoglisce e mi fa onore: infatti il liquore che ha dato il nome al premio viene da Maleventum, Beneventum, Benevento – ha spiegato Capossela – , una zona infiltrata dalla ‘criatura della cupa’, luoghi di grandi leggende e se c’è un libro adatto a raccontare le tradizioni è proprio questo. Terre che conosco bene essendo del territorio dove sono nato e cresciuto, anche se sono nato ad Hannover, e le cui atmosfere ho cercato di presentare anche nella mia opera».
Diciassette anni per “Il paese dei coppoloni” E’emozionato e commosso dall’affetto che il pubblico italiano gli sta riservando negli appuntamenti in cui sta presentando la sua quarta opera dopo ‘Tefteri’, ‘In clandestinità’ e ‘Non si muore tutte le mattine’. Stavolta però ‘Il paese dei coppoloni’ è un libro scritto in più tempo: «Esattamente in diciassette anni in cui ho voluto raccontare un immaginario con le persone che amo: Il paese dei coppoloni è ambientato in Irpinia dove sono nati i suoi genitori, rispettivamente di Calitri e Andretta. «E’ un luogo mitico che mi ha sempre catturato nell’immaginario ogni volta che ci sono stato e che mi ha stupito perché oltre alla bellezza naturistica, ha in sé della storie che molti pochi conoscono.- ha aggiunto Capossela – Ecco, io ho voluto andare a fondo alle leggende, usando il dialetto ed anche un linguaggio che per certi versi ho voluto inventare. Il viandante, protagonista del libro, deve misurarsi, insieme al lettore, con un patrimonio di saggezza che sembra aver abbandonato tutti quanti si muovono per sentieri e strade, sotto la luna, nella luce del meriggio, accompagnati dall’abbaiare dei cani. E poi ci sono la musica e i musicanti. La musica da sposalizio, da canto a sonetto, la musica per uccidere il porco, la musica da ballo per cadere “sponzati come baccalà”, la musica da serenata, il lamento funebre, la musica rurale, da resa dei conti».
«Un libro pieno di lunatici, vivi di una vita eterna» «Vado accattando musiche e musicanti per le terre dei padri nel paese dell’Eco che mi hanno detto risuonare di suoni» è l’espressione chiave ripetuta del protagonista del libro che si confronta con le persone che incontra nel suo viaggio, che ne trasformano il pensiero e lo portano a riflessioni che servono per aprirgli nuovi orizzonti. «Ho detto che ‘Il paese dei coppoloni” è un libro pieno di lunatici, lune nuove e lune storte. Uso questa espressione per dire che tutti noi abbiamo un contatto con la luna. Voglio capire da chi incontro nelle presentazioni del mio libro se anche chi lo ha letto vi ha trovato nei miei pensieri ed in quelli del protagonista, delle coincidenze con la vita reale di tutti noi: partendo da basi diverse, un pensiero comune ovvero che siamo vivi di una vita eterna».