Formazione dei gestori e degli operatori dei centri scommesse, un maggiore coinvolgimento dei sindaci contro il fenomeno delle ludopatie e del gioco d’azzardo, sanzioni più pesanti, oltre all’inserimento di bancomat e compro oro tra i luoghi sensibili rispetto ai quali gli esercizi con giochi che prevedono vincite in denaro devono mantenere una distanza minima di 500 metri. E’quanto prevedono una serie di modifiche alla legge toscana in materia di prevenzione e lotta alle ludopatie, approvate oggi a maggioranza dal Consiglio regionale, con la sola astensione della Lega nord. Aumentate anche le sanzioni previste, da un minimo di mille euro ad un massimo di 5 mila, per il mancato assolvimento degli obblighi previsti a carico dei gestori di centri di scommesse e di spazi per il gioco con vincita in denaro e del personale operante. La sanzione è accompagnata da diffida comunale nei confronti del gestore e del personale interessato.
Spinelli: «Contributo reale alla lotta alle dipendenze» «Oggi dalla Toscana diamo un contributo reale alla lotta alle dipendenze da gioco d’azzardo – ha commentato Serena Spinelli, capogruppo Mdp in Consiglio regionale e presidente dell’Osservatorio regionale sul fenomeno della dipendenza da gioco d”azzardo, e prima firmataria del provvedimento. Un segnale importante che rafforza l’azione che questa regione da anni porta avanti, insieme ai diversi attori coinvolti, per contrastare la diffusione di una piaga che ogni anno produce numeri allarmanti». Soddisfazione anche per Stefano Scaramelli (Pd), presidente della commissione sanità: «La proposta che nasceva dai Comuni e da Anci con cui il Pd ha lavorato a stretto contatto – ha commentato – ha prodotto un testo, frutto di un lavoro di convergenza che è andato a segno. Abbiamo dato una stretta importante su il gioco d”azzardo introducendo la formazione che è un elemento di novità assoluta e che pone la Toscana ancora una volta all”avanguardia».
Le reazioni Per Dario Parrini e Antonio Mazzeo, segretario e vicesegretario Pd Toscana, «la lotta al gioco d’azzardo patologico in Toscana è legge. Un importante traguardo che come Pd ci eravamo posti di raggiungere e che siamo ben contenti di aver ottenuto». Secondo Paolo Sarti (Sì Toscana a sinistra), «per poter parlare di prevenzione è necessario lavorare su altri versanti, ovvero sul contesto del disagio che poi conduce alla dipendenza, più che di singole misure che disciplinano, ad esempio, le distanze». Andrea Quartini (M5s), ha sottolineato gli aspetti di tipo socio antropologico rispetto al tema del gioco d’azzardo, al centro anche di una proposta di risoluzione collegata che il consigliere ha illustrato e che l’Assemblea ha approvato, con l’astensione della Lega nord. Il documento impegna la Giunta regionale ad attivarsi in tutte le sedi competenti per sostituire nella normativa nazionale, i termini ‘gioco d”azzardo’ e ‘ludopatia’ con ‘disturbo da gioco d’azzardo’. Esiste infatti un continuum, ha sottolineato l’esponente M5s tra essere sani e malati, come per tutte le dipendenze, e nessuno può considerarsi al sicuro. Quartini ha ricordato il volume delle giocate in Italia, circa 97 miliardi all”anno, e dei costi affrontati dallo Stato per le conseguenze prodotte: lo Stato è assente per insensibilità, ma a volte anche per conflitti di interesse. La legge al voto migliora i contenuti di una regione, la Toscana, che ha fatto forse più di qualsiasi altra in Italia sul tema del gioco d’azzardo». Per il vicepresidente del Consiglio regionale Marco Stella (Fi) «è positivo che il Consiglio toscano abbia approvato la legge regionale per il contrasto alla ludopatia e al gioco d”azzardo patologico, ma si poteva osare di più e prevedere norme più stringenti, come quelle che avevamo inserito nella nostra pdl. Comunque, anche grazie alla battaglia di Forza Italia, un primo passo importante è stato fatto». Giovanni Donzelli (capogruppo Fdi) ha ricordato «l’importanza del tema in questione e l”impegno portato avanti in Consiglio anche nella passata legislatura. E’ certo che si può sempre fare di più anche in termini di controlli nei finanziamenti alla politica», tema sollevato nel dibattito anche da Quartini.