lavoro-in-nero.jpgLa disoccupazione in Toscana nel corso del 2015 dovrebbe calare dal 10,1% al 10%: è quanto affermano gli indicatori di Prometeia elaborati da Ires Toscana nell’ambito del Focus sull’economia regionale realizzato insieme alla Cgil. Il quadro, secondo i ricercatori, è tuttavia differenziato: Firenze e Prato dovrebbero registrare le performances migliori, mentre a Livorno si prevede un’ulteriore crescita dello stock di disoccupati, stabile invece a Lucca e Massa. «Il nostro timore è doversi abitare a lunghi periodi di alta disoccupazione – ha spiegato Daniele Quiriconi, segretario regionale della Cgil – Si tratta di una prospettiva realistica soprattutto in presenza di investimenti ancora molto bassi».

Crescono i contratti a tempo indeterminato Nei primi 5 mesi del 2015 gli avviamenti al lavoro in Toscana sono cresciuti del 6,7%, con una forte crescita dei contratti a tempo indeterminato (53.610 unità, +47% su base annua) che ora rappresentano il 15,98% del totale. Secondo Cgil Toscana, che oggi ha presentato il Focus sull’economia regionale realizzato con Ires, tale incremento va attribuito principalmente all’incentivo della defiscalizzazione previsto dalla Legge di Stabilità. Il monte-ore della Cassa integrazione cala del 3,67% al netto della Cig in deroga, mentre i licenziamenti collettivi crescono di quasi il 20%. Le cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, 33.666 nei primi mesi del 2014, diventano 34.522 nel 2015 (+2,54%). «Non c’è a nostro giudizio una svolta significativa – ha aggiunto Daniele Quiriconi, segretario regionale della Cgil Toscana – L’alto tasso di licenziamenti ancora in atto, la crescita delle cessazioni dei posti di lavoro stabile, il calo molto modesto della cassa integrazione, fatti che, una volta esaurita la bolla degli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato, potrebbero far volgere di nuovo la situazione del lavoro in Toscana agli anni 2013-14». «Con le nuove norme sul lavoro decise dal Governo si consente mano libera alle imprese nell’utilizzo di strumenti contrattuali che mettono in ulteriore subalternità il lavoratore – ha concluso il segretario regionale della Cgil – e non si disboscano le forme contrattualidella flessibilità spinta. L’esaurimento della bolla degli incentivi, poi, rischia di produrre un contraccolpo sul mercato del lavoro, come testimonia il fatto che i licenziamenti continuano ad aumentare e i nuovi avviamenti sono in forte rallentamento già da marzo/aprile».