Scade oggi il termine per il decreto sui crediti azzerati ma dal Governo nulla in arrivo. Intanto l’Associazione delle Vittime del Salva-Banche questa mattina a Roma ha partecipato all’incontro con Stefano De Polis, direttore dell’Unità di Risoluzione e Gestione delle Crisi di Banca D’Italia. Letizia Giorgianni, presidente dell’Associazione fa il punto della situazione insieme ad agenziaimpress.it.
Presidente, questa mattina si è tenuto il tavolo di confronto. Qual è la prima impressione a caldo?
«È un’ impressione assolutamente positiva. Una sorpresa direi. Il colloquio è stato proficuo e la prima sensazione è che esista una strada ed un progetto comune percorribile insieme a Bankitalia per restaurare i risparmiatori. È trapelata un’importante ipotesi da non lasciarsi sfuggire. I nuovi acquirenti delle vecchie banche sarebbero disposti a prestare particolare attenzione alla nostra situazione di azzerati. Questo significa emissione di nuovi titoli. Noi crediamo che Bankitalia interloquisca già coi nuovi acquirenti. Questa sarebbe una svolta».
Perché?
«Perché se così fosse staremmo finalmente andando nella direzione del ristoro. Dopo tante chiacchiere, la concretezza. Badate bene, i vantaggi non sarebbero solo nostri, ma anche degli acquirenti. Perché un’operazione del genere ridurrebbe i disagi e rinsalderebbe la fiducia e il legame con la clientela. Ora come ora in Italia, la fiducia nel sistema bancario è pari a zero. Per non parlare dei territori delle quattro banche. Se Banca Etruria esaurisce il rapporto col proprio territorio è finita. Non ha la forza e l’assetto di Banca Monte dei Paschi. Banca Etruria è legata a doppio filo col territorio, e senza questo, non ha futuro».
E delle responsabilità di Bankitalia nella vicenda, ne avete parlato? Qual è stata la reazione di De Polis?
«Data la piega sorprendentemente positiva dell’incontro non abbiamo voluto infierire. Sull’omissione di vigilanza di Bankitalia e sulla corresponsabilità nella caduta disastrosa delle quattro banche sta già lavorando la Magistratura. C’è poco da fare, Bankitalia che doveva vigilare non lo ha fatto altrimenti non saremmo arrivati a questo disastro. La legge saprà darci spiegazioni. Ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Il processo contro gli ex-amministratori di Banca Etruria è noto a tutti. Questa patata bollente non la vuole nessuno, quando in realtà è di molti. Ora abbiamo una nuova speranza: dopo tante promesse vuote, forse vedremo una conclusione positiva di questa triste vicenda».
Vicenda triste perché proprio ieri il Fondo Interbancario si è espresso sulla questione molto chiaramente: non interverrà per sanare i 300 milioni di euro dei risparmiatori azzerati dal salvataggio dei quattro istituti di credito italiani, operato lo scorso 22 novembre dal Governo. Per i risparmiatori delle vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti l’ipotesi del risarcimento sembra allontanarsi sempre più. I 100 milioni di euro del fondo di solidarietà, creato nella Legge di Stabilità, non sono neanche lontanamente sufficiente a risarcire gli azionisti e i titolari di obbligazioni subordinate danneggiati dal decreto. Ce ne vogliono almeno 300 di milioni per risarcire tutti. La Legge di Stabilità aveva fissato per oggi, 31 marzo, il termine ultimo per varare i decreti ministeriali necessari a dare avvio ai rimborsi, ma i decreti attuativi non sono ancora stati varati. Nelle intenzioni del governo dovrebbe essere l’autorità anti corruzione presieduta dal Magistrato Raffaele Cantone a gestire gli arbitrati per stabilire chi ha diritto a essere risarcito. Ma secondo quali criteri si ha più o meno diritto ad essere risarciti? E in quali tempi? «La verità –aggiunge Giorgianni – è che quei 100 milioni del fondo di solidarietà sono già un fondo interbancario. Ora però è arrivato lo stop dell’Europa al Fondo Interbancario: a quale scopo? Noi dell’elemosina non ci accontentiamo. Lo abbiamo detto tante volte. Vogliamo che ci venga restituito quello che è nostro e con Bankitalia stiamo finalmente andando nella direzione giusta».