Tempi brevi: è questa la promessa di Cevital davanti ai sindacati. Le parti si sono incontrate questa mattina per circa due ore in uno degli uffici della direzione, discutendo a 360 gradi, anche se l’argomento principale è rimasto comunque il riassorbimento dei lavoratori. Il gruppo algerino in questo senso si è detto disponibile al confronto, soprattutto per quei 300 posti che con ogni probabilità non rientreranno nella nuova era Lucchini. Già previsto il prepensionamento per questi, ma resta da capire come traghettare i dipendenti: se farli arrivare lavorando oppure se con la cassa integrazione.
Al via lavori per il forno elettrico Intanto resta confermato l’impegno di Cevital per la realizzazione dei nuovi impianti. Il fondatore Assad Rebrab, presente all’incontro, ha spiegato che a breve partiranno i lavori sia per il primo dei due forni elettrici sia per l’agroalimentare. Nel frattempo la produzione di rotaie continuerà sull’attuale impianto, mentre dal primo aprile Cevital conta di portare l’attività del treno vergella su 21 turni lavorativi, spingendo la produzione al massimo della potenzialità e aumentando anche i volumi degli altri impianti di laminazione. Questi in buona sostanza i contenuti del primo (s’immagina di una lunga serie) di faccia a faccia tra i sindacati Fim, Fiom e Uilm e i vertici algerini, in attesa del 23 gennaio quando il commissario Piero Nardi annuncerà ufficialmente il passaggio di proprietà, che dovrebbe concretizzarsi il primo aprile.
Contributi di solidarietà e cassa integrazione «Sappiamo comunque che ci aspetta un periodo di transizione per il quale, durante la realizzazione dei nuovi impianti, occorrerà usufruire degli strumenti idonei alla formazione dei lavoratori a anche agli ammortizzatori sociali. Alla nostra richiesta di garanzia occupazionale per tutti i lavoratori – dice Vicenzo Renda della Uilm – ci è stato risposto che è in via di definizione il piano complessivo che riguarda gli organici». «Al momento c’è una distanza sugli organici, ma c’è la buona volontà sia da parte dell’azienda che da parte nostra per trovare le soluzioni – continua Luciano Gabrielli della Fiom – Servirà anche l’impegno del Ministero: nei due anni in cui si realizzeranno gli impianti sarà necessario ricorrere anche a solidarietà e cassa integrazione oltre che alla formazione».