grasso«Serve un’antimafia unita,  determinata ma anche umile, che collabori con le forze dell’ordine e la magistratura ma soprattutto che persegua il fine comune, che non è  quello di essere l’associazione più visibile, o la più finanziata, o  che meglio catalizza il consenso». Lo ha detto il presidente del  Senato, Pietro Grasso, parlando al vertice antimafia promosso a Bagno  a Ripoli (Firenze) dalla Fondazione Antonino Caponnetto. «L’obiettivo – ha aggiunto Grasso – è il cambiamento culturale  diffuso, il rifiuto del compromesso, è fare terra bruciata intorno  alle mafie per isolarle e poterle colpire meglio con gli strumenti  dello stato di diritto. Abbiamo bisogno di un’antimafia che vada  avanti con coraggio, passione, determinazione, che sia di stimolo e  pungolo per le istituzioni locali, nazionali e internazionali, che non consenta di abbassare la soglia dell’attenzione e del contrasto ai  padrini, siano mafiosi che politici».

La lotta alla mafia in Italia «Abbiamo bisogno di un’antimafia che  sappia guardare al proprio interno e abbandonare il sensazionalismo,  il protagonismo, la pretesa primazia di ogni attore, la corsa al  finanziamento pubblico e privato – ha sottolineato ancora Pietro Grasso -. Negli ultimi mesi abbiamo visto emergere  scandali che infangano questo mondo e che offrono lo spunto a chi  vuole cavalcare questi episodi per chiudere definitivamente una lunga  storia di riscatto sociale e morale». Il presidente del Senato Grasso ha parlato inevitabilmente anche dell’ultimo clamoroso caso di Mafia passato alle cronache in Italia. «E’ all’interno del degrado etico e  morale del sistema politico e amministrativo vicende come quelle di  Mafia Capitale trovano terreno fertile. Una cappa criminale che ha  attanagliato Roma, un sistema che ha speculato sul disagio e sui  migranti, sugli appalti pubblici, sulle municipalizzate, che ha  impoverito la Capitale e negato ai cittadini livelli di decenza dei  servizi pubblici grazie a un uso sistematico di tangenti, sperpero di  denaro pubblico, minacce e violenza. Per superare il degrado, per liberare la politica e le  amministrazioni dal malaffare abbiamo bisogno  di una classe dirigente credibile e trasparente». All’evento tenutosi all’antico spedale del Bigallo a Bagno a Ripoli ha partecipato anche il presidente della commissione antimafia Rosy Bindi. «Dopo 20 anni nei quali il movimento per combattere la mafia in questo paese non ha visto in prima linea solo magistrati, legislatori, forze dell’ordine, ma anche cittadini comuni e associazioni, è giusto fare il tagliando, verificare se lo spirito dell’origine è ancora forte, è ancora vivo – ha sottolineato proprio Rosy Bindi – È giusto  verificare se il fine principale, cioè quello della lotta alla mafia, resta il fine principale o se magari il fine secondario di fare soldi e avere potere e finanziamenti è diventato più importante. Quindi, siccome ci sono stati casi di comportamenti opachi, noi – ha concluso Rosy Bindi – come commissione nazionale vorremmo aiutare questo movimento a ripartire con nuove energie».