«Quello che si poteva e si doveva fare sul tema è stato fatto. Poi naturalmente il contributo ulteriore dovranno darlo la Magistratura e le forze dell’ordine che possono utilizzare gli strumenti che abbiamo determinato che credo siano importanti: la reintroduzione del falso in bilancio, il reato di riciclaggio, un premio rispetto alla pena per chi collabora nell’ambito delle indagini, l’estensione della responsabilità dei funzionari pubblici agli incaricati di pubblico servizio». Così il Ministro della Giustizia Andrea Orlando questa mattina a Firenze sollecitato dalle domande dei giornalisti che gli hanno chiesto un commento all’affermazione resa dal Premier Matteo Renzi che ha dichiarato come su questo tema il Governo farà «lotta dura senza sosta». «Se pensiamo anche che molti dei fenomeni che stiamo oggi riscontrando, perché le indagini arrivano sempre dopo a quando si sono compiuti comprendiamo come se ci fossero stati alcuni di questi strumenti – ha aggiunto il Ministro Orlando – forse questi fenomeni sarebbero potuti essere piu’contenuti o meglio contrastati».
Il Ministro Orlando ha partecipato ad una cerimonia di intitolazione di una delle aule della Corte d’assise del Palazzo di Giustizia nel quartiere di Novoli, alla memoria del costituzionalista Piero Calamandrei. «In febbraio, ho scritto al sindaco di Firenze, Dario Nardella, che giudicavo pregevole l’iniziativa di intitolare una così importante e prestigiosa sede giudiziaria ad un fiorentino illustre, uno dei Padri della nostra Repubblica, tra i massimi protagonisti dell’Assemblea Costituente, tra i padri anche della disciplina del diritto processuale civile – ha spiegato il Ministro – Dare un nome ad un luogo non significa semplicemente apporre una targa, compiere un atto amministrativo o assolvere ad un compito meramente pratico. Si dà un nome a ciò che dura, e avere un nome significa, per l’appunto, durare. Al lavoro di redazione della nuova Carta costituzionale, Calamandrei partecipò da protagonista, contribuendo in particolare, come è stato ricordato, alla definizione dei rapporti giurisdizionali e delle garanzie costituzionali, forse le parti della Carta in cui più profonda e irreversibile è la rottura della nuova Italia democratica e repubblicana con le passate esperienze illiberali e autoritarie dello Stato fascista».