L’oro di Londra brilla come le mille fiaccole che formano il suo avveniristico braciere olimpico e inviano a tutto il mondo un messaggio di grande importanza e speranza. Nei giorni che hanno preceduto la cerimonia d’inaugurazione dei Giochi Olimpici si era fatto un gran parlare degli sprechi, dei costi di organizzazione e delle cifre esorbitanti che il comitato promotore aveva speso per allestire la rassegna a cinque cerchi nella capitale britannica. A mio modesto parere, soldi spesi bene, molto bene. In tempi di crisi, di spending-reniew e di austerity (parole sulla bocca di tanti oggi, forse di troppi), la cerimonia di apertura della trentesima edizione dei Giochi Olimpici è stata una piacevole parentesi di colore, vitalità e tradizione. Un mix accattivante e azzeccato. Una miscela da sogno, adatta ai bambini di oggi e di ieri come ho scritto in un tweet spontaneo che mi è partito mentre seguivo le immagini in tv. Capita così che la Rowling, la madre di Harry Potter, legga Peter Pan, così come Beckam si vesta da James Bond per far da scorta alla torcia olimpica su un motoscafo che viaggia a tutta velocità sulle acque del Tamigi o che l’ultimo 007,  Daniel Craig, si lanci da un elicottero insieme alla regina Elisabetta che arriva nello stadio per ascoltare il “God save the Queen”, cantato e mimato insieme in un’atmosfera di assoluto candore e purezza che ha commosso anche la sempre ferma inquilina di Buckingham Palace. Effetti speciali sì ma immagini decisamente emozionanti. Da brivido. E poi la musica, Paul McCartney che canta tutto il repertorio dei suoi Beatles, il pubblico come coro, e i balletti che ripercorrono la ricchissima storia discografica inglese del XX secolo. Mr Bean a corredare il tutto con il classico british humor. Insomma una cerimonia azzeccata che fonde tradizione con ironia, musica con cinema, unendo il tutto con un romantico senso della storia. Il fatto che ad accendere il braciere olimpico siano state delle giovani promesse dello sport britannico e non dei conclamati campioni in pensione la dice lunga su quello che rappresenta veramente l’oro di Londra. La storia è tutto, la storia siamo noi. E tutto si ritrova, si insegue e rivive nei momenti di grande partecipazione popolare. I britannici a cinque cerchi lo hanno capito e lo hanno fatto vedere a tutto il mondo.